JOHN ASHBERY
CERTI ALBERI
Questi sono stupefacenti: accosto
ciascuno al vicino, come se il discorso
fosse una messa in scena silente.
Dandoci stamane casualmente
appuntamento così tanto via
dal mondo quanto in armonia
con esso, io e te
siamo d’improvviso ciò che
gli alberi cercano di dirci
che siamo: che il loro mero esserci
ha significato; che potremo toccare
presto, e amare e spiegare.
E lieti di non avere inventato
noi tale grazia, ne siamo circondati:
un silenzio già colmo di rumori,
una tela su cui affiori
un coro di sorrisi, d’inverno, un mattino.
Posti in una luce sconcertante, e in cammino,
i nostri giorni indossano una tale reticenza
che questi accenti paiono la loro
stessa resistenza.
(da Certi alberi, 1956, - Traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan)
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"Se vuole essere fedele alla natura in questo mondo, deve accettare strane giustapposizioni di immagini, singolari associazioni di idee" scriveva W.H. Auden a proposito di Certi alberi del poeta statunitense John Ashbery: una coppia assorbita dalla meraviglia della natura tanto da perdere d'occhio se stessi e farsi completamente avvolgere dall'ambiente boscoso circostante.
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FOTOGRAFIA © ZEINAB GHASSEMI/PEXELS
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LA FRASE DEL GIORNO
Non considero la poesia un'opera chiusa. Sento che continua a succedere nella mia testa e ogni tanto interrompo qualcosa.
JOHN ASHBERY
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John Lawrence Ashbery (Rochester, New York, 28 luglio 1927 - Hudson, New York, 3 settembre 2017), poeta statunitense. Le sue opere sono caratterizzate da una sintassi fluida, spesso disgiuntiva; ampio gioco linguistico, spesso intriso di notevole umorismo; e un tono prosaico, a volte piatto o parodico disarmante. Il gioco della mente umana è l'argomento di moltissime delle sue poesie.
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