MANUEL JOSÉ ARCE
A UNA BROTHER EP 44
Dal dettato infantile e analfabeta
maldestro giunsi alla lettera scritta:
tavolo, carta, pareti, lavagna,
giocando ignaro ad essere poeta.
E poi l'inchiostro, in veste indiscreta,
e la matita che non corre mai,
finché arriva finalmente la macchina
che balbetta come mitragliatrice.
Nella macchina elettrica, il suono
monotono della stampa ha perso
la sua personale eloquenza ritmica.
E davanti a questo strumento onirico,
elettronico, magico, mi sento
un poco un astronauta tra le stelle.
.
La prima poesia fu di tradizione orale: così furono tramandati i testi omerici. Poi vennero le tavolette di argilla, il bronzo, il papiro, la seta, la cartapecora, e via discorrendo fino alla carta e all'invenzione della stampa e della dattilografia. Prima della nostra scrittura virtuale si situa il poeta guatemalteco Manuel José Arce, che dedica addirittura un sonetto alla sua modernissima macchina per scrivere elettrica - una Brother EP 44 uscita nel 1983 - e ai suoi suoni.
.
UNA BROTHER EP 44 - FOTOGRAFIA © ET ZONE
.
LA FRASE DEL GIORNO
Macchina per scrivere: un anfiteatro di lettere.
RAMON GÓMEZ DE LA SERNA, Mille e una greguerías
Manuel José Leonardo Arce Leal (Città del Guatemala, 13 maggio 1935 - Albi, Francia, 22 settembre 1985), poeta, scrittore, drammaturgo e giornalista guatemalteco. Negli Anni '80 dovette rifugiarsi in esilio in Francia per sfuggire alle minacce del regime di Lucas García.
Nessun commento:
Posta un commento