LINDA GREGG
L’AGNELLO
Era una foto che avevo dopo la guerra.
Una chiesa inglese bombardata. Ero troppo giovane
per conoscere la parola "inglese" o "guerra",
ma conoscevo la foto.
La città in rovina sembrava ancora nobile.
La cattedrale non era meno santa
perché il tetto era stato spazzato via.
La chiesa era la stessa, con pioggia e cielo
Gli uccelli andavano e venivano
dai buchi che il pugno di Dio aveva fatto nei muri.
Tutta la nostra voglia di amore o di figli
è considerata uno scherzo dal nemico.
Sapevo così tanto e cantavo comunque.
Come un uccello che canterà finché
lo abbattano: quando portano via
gli alberi, il ragazzo raccoglie un ramo
e dice: questo è un albero, questa è la casa
e la famiglia. Come vorremmo fare noi. Attraverso una porta
di quella che è stata una casa, su un pezzo di terra
coperto di macerie, cammina un agnello solitario, con la testa
inclinata, curioso, senza paura, affamato.
(da Scelta dal leone, 1994)
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La poetessa statunitense Linda Gregg era una bambina molto piccola durante la Seconda Guerra mondiale: chiaramente non poté avere percezione di tutto quel dolore, come tutti noi del resto, nati dopo il conflitto. Ma quel marchio rimane sulla storia, quella necessità di ricordare persiste, o perlomeno dovrebbe, per non rendere vano il dolore, per non permettere all’oblio di tornare sugli stessi passi e ripetere gli errori e gli orrori di un tempo. Quell’agnello sulle macerie di una casa bombardata è una chiara simbologia sia dell’innocenza dell’infanzia sia dell’ignoranza del male ma anche della vita che continua, del domani che si spalanca davanti.
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FOTOGRAFIA © LAWRENCE OP/FLICKR
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LA FRASE DEL GIORNO
Questa è stata la guerra. Non una quadriglia in una sala da ballo. La sua storia interiore non sarà scritta mai – non solo, ma il suo aspetto pratico e quotidiano, i dettagli di azioni e passioni non saranno mai neppure suggeriti.
WALT WHITMAN, Giorni rappresentativi
Linda Alouise Gregg (Suffern, New York, 9 settembre 1942 – New York, 20 marzo 2019), poetessa statunitense. Le sue poesie, spesso ispirate dai numerosi viaggi, trattano di dolore e desiderio con un linguaggio puro e radioso, tanto che Iosif Brodskij definì i suoi versi “di un’intensità accecante”.
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