WISŁAWA SZYMBORSKA
ACQUA
Sulla mano mi è caduta una goccia di pioggia,
attinta dal Gange e dal Nilo,
dalla brina ascesa in cielo sui baffi d'una foca,
dalle brocche rotte nelle città di Ys e Tiro.
Sul mio dito indice
il mar Caspio è un mare aperto,
e il Pacifico affluisce docile nella Rudawa,
la stessa che svolazzava come nuvoletta su Parigi
nell'anno settecentosessantaquattro
il sette maggio alle tre del mattino.
Non bastano le bocche per pronunciare
tutti i tuoi fuggevoli nomi, acqua.
Dovrei darti un nome in tutte le lingue
pronunciando tutte le vocali insieme
e al tempo stesso tacere - per il lago
che non è riuscito ad avere un nome
e non esiste in terra - come in cielo
non esiste la stella che si rifletta in esso.
Qualcuno annegava, qualcuno ti invocava morendo.
E' accaduto tanto tempo fa, ed è accaduto ieri.
Spegnevi case in fiamme, trascinavi via case
come alberi, foreste come città.
Eri in battisteri e in vasche di cortigiane.
Nei baci, nei sudari.
A scavar pietre, a nutrire arcobaleni.
Nel sudore e nella rugiada di piramidi e lillà.
Quanto è leggero tutto questo in una goccia di pioggia.
Con che delicatezza il mondo mi tocca.
Qualunque cosa ogniqualvolta ovunque sia accaduta,
è scritta sull'acqua di babele.
(da Vista con granello di sabbia, Adelphi, 1998 – Traduzione di Pietro Marchesani)
C’è una vasta speculazione sulla presunta “memoria dell’acqua”, proprietà che essa avrebbe di mantenere "ricordo" delle sostanze con cui è entrata in contatto. Nessuna prova è stata portata a favore di questa teoria di Jacques Benveniste alla base dell’omeopatia. È invece più facile per la poesia, in questo caso per la poetessa polacca Wisława Szymborska, Premio Nobel 1996, immaginare una memoria “storica” o “geografica” dell’acqua.
FOTOGRAFIA © PEXELS
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LA FRASE DEL GIORNO
Le nuvole erano come non mai e la pioggia era come non mai, / poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.
WISŁAWA SZYMBORSKA, Due punti
Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.
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