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giovedì 11 novembre 2021

Un’ombra chimerica


LAMBROS PORFIRAS

COME UN’OMBRA CHIMERICA

Come un'ombra chimerica sullo specchio del lago,
come ogni cosa che resta lontano assai, sperduta, bella,
come il fumo che in alto sale, come la brina che cade,
oh, t'amo come cosa che per destino si spegne.

Ma quando noi due saremo scesi agli Elisi di Omero,
sulle intangibili isole, agli spiriti eterno approdo,
coglierò per te, sull'opaca riva del sogno,
i gigli che per te non tagliai nel giardino di maggio.

(da Ombre, 1920)

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C’è nelle cose perdute quel senso gozzaniano di una sfuggente ed eterea malinconia: l’effimera presenza delle ombre sul lago, del fumo, della brina, fanno pensare il poeta greco Lambros Porfiras, impregnato del suo simbolismo crepuscolare, alla fragilità dell’esistenza umana, alla sua transitorietà. Ma resta nel cuore la speranza di una salvezza ultraterrena, dove potranno realizzarsi “le cose che potevano essere e non sono” di gozzaniana memoria.

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PAUL BOND, "NEI GIORNI CALANTI DELLA SOLITUDINE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Farfalla di luce, /  la bellezza sfuma quando giungo / alla sua rosa.
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ, Pietra e cielo




Lambros Porfiras (pseudonimo di Dimitrios Sypsomos (Kardamyla Chio, 1879 - Atene, 3 dicembre 1932), poeta greco.  Uomo malinconico e solitario, cantò nelle sue poesie l'amore, il mare e la natura greca, le taverne e le cose umili. Simbolista, utilizzò però un linguaggio semplice e musicale, dolce e armonico.


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