RACHEL KORN
LE MIE MANI
Le mie mani
- due mondi,
con linee rette e curve
di fiumi, monti e vallate
Attraverso gole sempre più strette
scolpite nel corso di migliaia di anni,
il mio destino scorre come un'acqua sconosciuta e triste -
a volte verso di te,
a volte lontano da te,
a volte verso una meta ignota e distante.
Le dieci mezzelune di un pallido rosa
non si spengono mai
sulle onde tremanti del mio sangue
e come eterni testimoni, serbano
il dolce segreto della punta delle mie dita.
E se talora nell'abisso del tempo
i mondi separati delle nostre mani si incontrano,
allora per un momento
immobili e calmi,
confusi da una gioia troppo improvvisa,
i due soli rossi restano nella nostra carne.
(da Poesie scelte, 1986 - su Otra iglesia es imposible)
.
La poetessa di lingua yiddish Rachel Korn dedica una poesia all’osservazione delle mani – una parte importante del corpo con la quale spesso interagiamo con gli altri, dalla stretta di mano ahimè ora cancellata dalla pandemia, alla carezza dei genitori ai figli o degli innamorati, ma anche lo strumento che ci consente di svolgere ogni incombenza quotidiana e persino di creare arte: e allora ecco il palmo con le sue linee, ecco le unghie con le loro mezzelune – si uniscono nella gioia dell’amore.
.
SALVADOR DALÍ, "RITRATTO DI DONNA APPASSIONATA"
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LA FRASE DEL GIORNO
In realtà le mani hanno generato la ragione umana, hanno prodotto la coscienza umana.
ERNST FISCHER, L’arte è necessaria?
Rachel (Rokhl) Häring Korn (Pidlisky, Ucraina, 15 gennaio 1898 – Montreal, Canada, 9 settembre 1982), poetessa e scrittrice di lingua yiddish. Trasferitasi in Polonia all’inizio della Grande Guerra, esordì in polacco, per passare subito all’yiddish. Riparata a Mosca nel 1941 dopo l’invasione tedesca, emigrò infine in Canada nel 1948. Tristezza, sradicamento e solitudine caratterizzano molte delle sue poesie.
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