ROBERT FROST
ENTRA
Quando arrivai al margine del bosco,
musica di tordo - ascolta!
Ora, se già imbruniva fuori,
dentro era buio.
Troppo buio perché lì un uccello
con un colpo d'ala
trovasse un miglior sito per la notte,
benché ancora potesse cantare.
L'ultimo sprazzo di luce del sole
che era morto all'ovest
viveva ancora per un altro canto
nel petto di un tordo.
E in quel buio fitto di colonne
correva musica di tordo -
quasi come un richiamo ad entrare
nel buio e nel lamento.
Ma no, io ero fuori in cerca di stelle:
io non sarei entrato.
Non l'avrei fatto neanche se richiesto,
e la richiesta non mi era venuta.
(da Un albero testimone, 1943)
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C’è una famosa “lezione” di Iosif Brodskij su questa poesia di Robert Frost in cui il Premio Nobel russo paragona il bosco del poeta statunitense alla “selva oscura” dantesca. Frost in effetti, considerato superficialmente “poeta della natura” per quei suoi paesaggi del New England, va ben oltre: in questi versi riecheggiano quelli più celebri di Fermandosi accanto a un bosco una sera di neve: c’è la stessa attrazione per quel bosco – quello che sembra un invito mortale cantato dal tordo – e c’è lo stesso rifiuto, la stessa ferma opposizione al desiderio di abbandonarsi. Brodskij riteneva che il richiamo dell'uccello rappresentasse il dolore e che la decisione di non seguirlo nell'oscurità fosse la vittoria della ragione contro l’impulso.
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FOTOGRAFIA © WALLUP
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LA FRASE DEL GIORNO
Non possiamo valutare il tempo in cui agiamo. / Ma per follia, facciamo finta di sapere / abbastanza per credere il contrario.
ROBERT FROST, La lezione di oggi
Robert Lee Frost (San Francisco, 26 marzo 1874 – Boston, 29 gennaio 1963), poeta statunitense, vincitore di quattro Premi Pulitzer. Le sue poesie, attraverso la raffigurazione con una notevole padronanza del linguaggio colloquiale della vita rurale del New England all’inizio del ‘900, indagano temi sociali e filosofici. La strada non presa è la sua poesia più celebre.
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