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venerdì 6 agosto 2021

Come i treni


JOAN MARGARIT

IDENTITÀ

Che farne infine delle parole?
Se voglio sapere chi sono, posso cercare
solo nell’infanzia e adesso nella vecchiaia:
qui dove la notte è fresca e chiara
come un principio logico. Il resto della mia vita
è la confusione di tutto quanto
non ho mai compreso:
i noiosi dubbi sessuali
e gli inutili lampi
dell’intelligenza.
Convivo
con la tristezza e la felicità,
vicine implacabili.
Si avvicina
la mia verità, durissima e semplice.

Come i treni che nell’infanzia,
giocando sui binari, passavano sfiorandomi.

(da Amare è dove, 2015)

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“Ora tutte le porte si stanno chiudendo / e, per fuggire, presto resteranno / soltanto le finestre dell’infanzia. / Completamente aperte per poter saltare” scriveva già nel 2005 il poeta-architetto catalano Joan Margarit. L’infanzia gli sembrava essere il mondo magico cui attingere per comprendere il senso della vita. Dieci anni dopo, alla soglia degli ottant’anni, trova un’altra età che dà un significato alla vita: la vecchiaia, con quell’esito finale che si avvicina come un treno nella bellissima immagine che chiude la poesia.

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FOTOGRAFIA © UNIKORNIS

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LA FRASE DEL GIORNO
Sei convinto di stare vivendo / anni senza speranze che sono però / i più felici della tua vita. / C’è altra poesia, ci sarà sempre, / come c’è altra musica. / Quella di Beethoven sordo. / Quando si perde il segnale.
JOAN MARGARIT, Si perde il segnale




Joan Margarit i Consarnau  (Sanaüja, 11 maggio 1938 – Sant Just Desvern, 16 febbraio 2021), poeta e architetto catalano. Si definiva poeta bilingue catalano/castigliano, disdegnava le correnti poetiche e considerava il poeta  "l’essere più realista e più pragmatico perché beve dalla realtà”.


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