NATHAN ZACH
DEVO RASSEGNARMI A NON POTERE, QUI
Devo rassegnarmi a non potere, qui,
raddrizzare nulla. I giorni distorceranno
quanto e come vorranno. Uomini, ed io fra loro,
ameranno. Ti ho forse più amata
perché volevo raddrizzare
qualche stortura, redimere
ciò che non venni a redimere?
E non me ne vado ancora.
E certamente non finisce qui.
(da Sento cadere qualcosa, Einaudi, 2009 – Traduzione di Ariel Rathaus)
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“Zach è un romantico che si dissimula, che capovolge l'emozione nel suo parodistico contrario” scrive il traduttore e curatore della raccolta Sento cadere qualcosa. È vero: il poeta israeliano Nathan Zach finge di non combattere contro l’ineluttabile, si vuole dimostrare fatalista, ma alla fine si erge ancora a baluardo, continua nella sua forse inutile battaglia.
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ILLUSTRAZIONE DI CHRISTIAN SCHLOE
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia non è parole, né un’azione / Che culmini in fatti, ed è una difficile cosa / E tu non puoi misurarla se non con la tua propria misura.
NATAN ZACH, Sento cadere qualcosa
Natan Zach (Berlino, 13 dicembre, 1930 – Ramat Gan, 6 novembre 2020), scrittore israeliano. Nato da padre tedesco e madre italiana, emigrò ad Haifa al loro seguito nel 1936. Durante la guerra arabo-israeliana del 1948 prestò servizio nelle forze di difesa israeliane come impiegato del servizio informazioni. È considerato come uno dei più importanti innovatori della poesia ebraica del ‘900.
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