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mercoledì 26 febbraio 2020

Centenario di Gisèle Prassinos


Nasceva a Istanbul il 26 febbraio 1920 la poetessa surrealista francese Gisèle Prassinos. Sorella del pittore Mario Prassinos, fu scoperta da André Breton, che ne fu colpito per “il tono unico delle immagini da due soldi della sua poesia”, ottenuta con il procedimento della scrittura automatica, e  la considerò una ragazza prodigio. Dopo i primi versi pubblicati nel 1934 su riviste, apparve nel 1935 la sua prima raccolta “La cavalletta artritica“ con prefazione di Paul Éluard. Nel 1939 si allontanò dal Surrealismo e si dedicò alla traduzione delle opere di Nikos Kazantzakis, per ritornare poi alla poesia nel 1975. È nota anche come autrice di opere plastiche realizzate con ritagli di tessuto.
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VIENI SU DI ME


Vieni su di me senza i tuoi ginocchi vuoti
Cerca senza le dita che ti bacio
Di aprire il lettino tutto candido
Ci ho messo della brace
Un soffio caldo di quelli che si trovano in campagna
Lo riempie e ce lo fa amare
Il mattino sempre ci si immerge
Con fiori e carta d’argento
Sotto la tela c’è odore di legna tagliata
Che dà alla testa a chi la guarda
Ascoltami non divertirti a scacciarmi da te
Ammira un po’ un oggetto
Che ho confezionato con la mia pelle e il mio corpo intorpidito
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LA RIVA E LA ROSA


La Riva e la Rosa sono femmine
Invece i tuoi capelli sono belli
Amo i capelli e la tela è più bella
E più belli ancora sono gli animali
Tra le tue braccia c’è qualcosa che ha dei baffi
Un naso degli occhi e a volte una coda
Ma siccome non vuoi prendermi
Sei molto soddisfatta


(da La cavalletta artritica, 1935 - Traduzione di Paola Décina Lombardi)
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è difficile, molto difficile. Più del romanzo. È un restringimento dei sentimenti.
GISÈLE PRASSINOS




Gisèle Prassinos (Istanbul, 26 febbraio 1920 – Parigi, 15 novembre 2015), poetessa e scrittrice francese di origini greche. Le prime poesie, scritte a 14 anni, furono apprezzate dai surrealisti. In seguito si dedicò all’arazzo e al libro-oggetto, per ritornare nel 1979 a indagare in poesia l’espressione primaria del subcosciente.


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