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venerdì 17 gennaio 2020

Bionde trasparenze


EUGENIO MONTALE

PORTAMI IL GIRASOLE


Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.


(da Ossi di seppia, Carabba, 1928)

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Il girasole è per Eugenio Montale un nitido simbolo, è l’aspirazione a una verità che però – nella sua teologia negativa - risulta irraggiungibile, è la sete di una luce cui non si può attingere. Così, se ogni cosa scorre e si annienta, se il divenire è un perenne consumarsi, quel fiore è l’espressione di una speranza che oltre ogni ragione continua a fiorire nell’arido terreno della condizione umana.

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DONNA TUTEN, "INDOSSA UNA FACCIA FELICE, GIRASOLE"

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LA FRASE DEL GIORNO
E se un gesto ti sfiora, una parola / ti cade accanto, quello è forse, Arsenio, / nell'ora che si scioglie, il cenno d'una / vita strozzata per te sorta, e il vento / la porta con la cenere degli astri.
EUGENIO MONTALE, Ossi di seppia




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.


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