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venerdì 30 agosto 2019

Centenario di Jiří Orten


Jiří Orten, poeta ceco, nasceva a Kutná Hora, capoluogo della Boemia centrale, il 30 agosto di cento anni fa. La sua fu una vita breve, intensa, concentrata sulla poesia che gravitava intorno al gruppo Ohnice (malerba) durante l’occupazione nazista della Cecoslovacchia, e sulle leggi razziali – di famiglia ebrea, si servì di pseudonimi per pubblicare le sue poesie. E tuttavia, in quei pochi anni, prima di essere travolto da un’ambulanza tedesca, e morire due giorni dopo, rifiutato dall’ospedale germanico in quanto ebreo, riuscì a mettere su carta la sua concezione negativa dell’esistenza, caratterizzata dal dolore e dall’angoscia che permeavano del resto tutta una generazione cresciuta con l’incubo nazista.

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IMMAGINE © MUSEO EBRAICO BOLOGNA

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DI CHI SONO?

Io sono dei piovaschi e delle siepi
e delle erbe chinate dalla pioggia
e della chiara canzone che non gorgheggia,
del desiderio che sta chiuso in lei.
Di chi sono?
Io sono di ogni piccola cosa smussata
che mai spigoli ha conosciuto,
dei piccoli animali che reclinano la testa,
sono della nuvola quando è straziata.
Di chi sono?
Io sono del timore che mi ha tenuto
con le sue trasparenti dita,
del coniglietto che in un giardino in penombra
esercita il suo fiuto.
Di chi sono?
Io sono dell’inverno ostile ai frutti
e della morte, se il tempo lo chieda,
io sono dell’amore, di cui sbaglio la porta,
al posto di una mela ai vermi lasciato in preda.

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ECCO LA GRANDE PIOGGIA

Ecco, anima mia, la grande pioggia, da oasi nel deserto,
da paesaggio di pietra, dove non filtra goccia,
ecco, la grande pioggia, diluvio che ci sommerge,
sogno di noi assetati, sogno dove berremo,
sogno dimenticato, sogno di pace perfetta,
sogno di una canzone, da tempo nella tastiera,
ecco, anima mia, la grande pioggia, da nubi
di parole e d’estate, ronzio di finestre e di ruote,
caduta, ma senza dolore, in cui la bellezza non si perde,
soltanto una quiete dolce, paese di biondi capelli,
labbra dischiuse, e mai sul limite estremo,
nembo che passerà fino al cader delle foglie,
e tempo a quel momento, tempi ancora,
che anche all’eterno verranno grigi i capelli,
ecco, anima mia, la grande pioggia, la pioggia che sognavi,
prima che la bonaccia venga, che tu ti risvegli.

(27.3.1940)

(da La cosa chiamata poesia, Mondadori, 1991 - Traduzione di Giovanni Giudici e Vladimir Mikeš)

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LA FRASE DEL GIORNO
La cosa chiamata poesia / quella vorresti fare? / In solitudine singhiozzare / e tanto volere bene.
JIŘÍ ORTEN, La cosa chiamata poesia




Jiří Orten, pseudonimo di Jiří Ohrenstein (Kutná Hora, 30 agosto 1919 – Praga, 1º settembre 1941), poeta ceco. La sua è una poetica che rivela la concezione negativa della vita, fatta di dolore e di angoscia, storicamente rapportata al periodo dell’invasione nazista della Cecoslovacchia.


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