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lunedì 20 maggio 2019

Una memoria di me


ALEKSANDR PUŠKIN

CHE T'IMPORTA DEL MIO NOME


Che t'importa del mio nome?
Esso morirà, come il triste rumore
Dell'onda, che batte contro una lontana riva,
Come un suono notturno in un profondo bosco.

Esso sul foglietto di un album
Lascerà una morta traccia, simile
Al ricamo di una iscrizione tombale
In una lingua sconosciuta.

Che c'è in questo nome? Da tempo dimenticato
Nelle agitazioni nuove e ribelli,
Alla tua anima esso non darà
Puri, teneri ricordi.

Ma nel giorno della tristezza, nella quiete,
Pronuncialo con nostalgia;
Di': c'è una memoria di me,
C'è al mondo un cuore nel quale vivo...


(Traduzione di Eridano Bazzarelli)
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"Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo": riecheggia lo shakespeariano Romeo e Giulietta questa poesia dello scrittore russo Aleksandr Puškin. Eppure, c'è qualcosa nel nome che ne travalica l'essenza, che può riemergere improvviso un giorno da un album come un lontano ricordo e rinfocolare la nostalgia.
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EDOUARD MANET, “CHEZ LE PÈRE LATHOUILLE”
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LA FRASE DEL GIORNO
Due persone che iniziano ad amarsi ripetono l'una il nome dell'altra e spesso tornano con il pensiero a dire e ridire quel nome. Perché il nome è più che una parola: invoca ed evoca la presenza.
ERMES RONCHI, Il canto del pane




Aleksandr Sergeevič Puškin ( Mosca, 6 giugno 1799, – San Pietroburgo, 10 febbraio 1837) , poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo. Passò da un'iniziale fase romantica ad una successiva di più accentuato realismo, culminata nel romanzo Evgénij Onégin. Morì in duello, ucciso dal barone francese George D’Anthès.

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