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sabato 27 aprile 2019

Di vinco in vinco


PIERLUIGI CAPPELLO
LA LUCE TOCCATA

A Chiusaforte Silvio intrecciava canestri
con mezzo cuore e il cuore dei bambini intorno
io dico ti ho visto nella mia veglia
nel respiro acceso dell’alba
tra il fischio e il silenzio
e le dita andavano di vinco in vinco
come un’acqua nervosa, una spiegazione raccolta
nel tempo dietro questo tempo a mezza veglia
siamo venuti, io con le pupille di bimbo
e allora trattieniti adesso che torno
dentro il tuo odore di povero
nei boschi dove andiamo si dice con lo sguardo
le labbra un profilo chiuso, il passo un passo radicato
qui, dove sono ora, nel battito del giorno alla finestra
nel sonno lasciato, nel millesimo di me
dove ogni debolezza è stata offerta
la pietra aperta, la luce toccata.


(da Azzurro elementare, Rizzoli, 2013)

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“Silvio era un anziano che sbarcava il lunario intrecciando gerle e canestri. È mancato nel 1978, credo; due anni dopo il terremoto che ha colpito il Friuli. Le sue dita erano ritmo, un andare e tornare sul bianco del vinco che incantava i bambini”: lo stesso Pierluigi Cappello spiega i contorni di questo ritratto, quello di un artigiano che svolgeva con perizia il suo lavoro e che incarnava una società che è andata lentamente scomparendo. L’idea di Cappello attraverso questi versi era “di restituire una veglia, una possibilità d’incontro in quella terra solida e incerta che è il sogno” perché “ricordare significa fare ritorno in cuore”.

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FOTOGRAFIA © CAROPAT/PIXABAY


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LA FRASE DEL GIORNO
Noi dobbiamo, anzi, siamo tenuti, chi scrive soprattutto e chi scrive poesia in particolare, a dare delle risposte ai nostri morti, in un certo senso; dobbiamo darle, queste risposte, semplicemente per il fatto che le nostre azioni si inscrivono nelle loro.
PIERLUIGI CAPPELLO, Azzurro elementare




CappelloPierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1º ottobre 2017), poeta italiano. La sua vita è stata gravemente segnata da un incidente stradale occorsogli quando aveva sedici anni: dallo schianto della sua moto contro la roccia uscì con il midollo spinale reciso e una perenne immobilità. Ha scritto numerose opere, anche in lingua friulana.


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