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venerdì 1 febbraio 2019

Poesie per febbraio V


Febbraio ha in sé ancora l’inverno, con i suoi geli, le sue tristezze, le sue malinconie, ma porta nel suo cuore anche i primi segni di primavera, quei tepori improvvisi, quei fiori precoci, come rilevano i poeti italiani Luigi Fallacara e Giorgio Vigolo.
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LUIGI FALLACARA

FEBBRAIO

Odorano le stelle di febbraio
se al crudo del rovaio
il calicanto nella notte esala.

Una goccia di miele,
una goccia di cera
sopra ramaglia nera
chiama l'ape fedele.

Ah, quel filo d'aprile
così saldo ed acuto,
quel profumo sottile
dentro il gelo perduto.

Là nel fondo del tempo al coro, all'eco
delle stagioni mi rapisce il senso
che non succede e reca
memoria della nostra ancor più intensa.

Un profumo, un ricordo,
che in sé vive ignorato,
un respiro, un accordo
alla morte affidato.

(da Poesie 1914-1963, Longo, 1986)
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GIORGIO VIGOLO

LUNA DI FEBBRAIO

Sotto la luna nuova di febbraio,
una lunetta velata, gelata,
erma, sopra i fantastici morioni
della Porta del Popolo e i bastioni
sghimbesci del Muro Torto,

La sera d'improvviso senza un perché
mi versa nel torpido sangue
un filtro di ricordi e desideri.
Amore e sogno mescolati fanno
col timore di morte un elisire
diabolico, per cui già vivo un'altra
vita futura in gioventù fremente,
rinata dalle mie ceneri d'oggi,
e quasi vi dischiudo ali di fuoco.

Ma è breve, delirata fantasia;
già mi ritrovo serrato nel bòzzolo
ansioso di questa esistenza,
cui sarebbe gran gioia una parola
che impedisse al mio cuore di gelare

come la luna remota lassù,
la lunetta velata di febbraio.

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LA FRASE DEL GIORNO
Si scopre dal suo ridere nei denti / l’acerba primavera che si scuote / e decide i colori: passa, senti, / la prima bicicletta dalle ruote.
ALFONSO GATTO, Rime di viaggio per la terra dipinta




Luigi Fallacara (Bari, 13 aprile 1890 – Firenze, 15 ottobre 1963), poeta e scrittore italiano. Attivo nelle avanguardie letterarie del primo ‘900, scrisse su Lacerba. Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale approda alla fede cattolica, vivendo per sei anni ad Assisi e maturando la sua poesia metafisica confluita in un lirismo mistico che canta l’amore per tutte le creature.


Giorgio Vigolo (Roma, 3 dicembre 1894 – 9 gennaio 1983), poeta e scrittore italiano, esponente della “Scuola Romana”. Le sue poesie hanno un gusto barocco e classicheggiante del paesaggio, soprattutto di quello romano. Profondo conoscitore del Belli, tradusse Maestro Pulce di Hoffmann e le poesie di Hölderlin.

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