BILLY COLLINS
CONSIGLIO AGLI SCRITTORI
Anche se ti tiene in piedi tutta la notte,
lava a fondo le pareti e pulisci i pavimenti
dello studio prima di comporre una sillaba.
Pulisci come se stesse arrivando il papa.
Il candore è nipote dell’ispirazione.
Più pulisci, più brillante
sarà la tua scrittura, e allora non esitare a prendere
per i campi e a sfregare il fondo
dei sassi o a spolverare sui rami più alti
della buia foresta i nidi pieni di uova.
Quando ritroverai la strada di casa
e riporrai spugne e spazzole sotto il lavello
vedrai alla luce dell’alba
l’altare immacolato della tua scrivania,
una superficie pulita al centro di un mondo pulito.
Da un vasetto, azzurro splendente, solleva
una matita gialla, la più appuntita del mazzo,
e ricopri pagine di piccole frasi
come lunghe file di fedeli formiche
che ti hanno seguito fin lì dal bosco.
(da La mela che stupì Parigi, 2006 – Traduzione di Franco Nasi)
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Come tanti prima di lui, anche il poeta statunitense Billy Collins si cimenta con i consigli agli scrittori: la pulizia materiale, il fare ordine, sembra essere un requisito per avere una poesia linda e formale, impeccabile. È un consiglio con cui non mi trovo molto d’accordo, è forse valido per gli scrittori: Ernest Hemingway, si metteva con le sue matite gialle e i suoi fogli di carta a un tavolino della Closerie de Lilas a Parigi e scriveva e scriveva bevendo “fine à l’eau”. Non lo ritengo invece così valido per i poeti: la poesia è emozione, è un bagliore improvviso che divampa - pensiamo a Ungaretti e Apollinaire che scrivono in trincea, senza dover per forza “pulire la stanza come se dovesse venire il Papa”.
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FOTOGRAFIA © JON TYSON
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LA FRASE DEL GIORNO
Scrivere, e soprattutto scrivere poesia, è un atto solitario.
BILLY COLLINS
William Collins, detto Billy (New York, 22 marzo 1941), è un poeta statunitense. Dopo aver insegnato letteratura inglese al Lehman College nel Bronx per oltre 50 anni, ora è in pensione. Le sue poesie raccontano con ironia la vita dell’America borghese e suburbana.
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