YEHUDA AMICHAI
MI HA ASSALITO UN’ACRE NOSTALGIA
Mi ha assalito un’acre nostalgia,
come la gente d’una vecchia foto che vorrebbe
tornare con chi la guarda, nella buona luce della lampada.
In questa casa, penso a come l’amore
in amicizia muta nella chimica
della nostra vita, e all’amicizia che ci rasserena
vicini alla morte.
E quanto è simile ai fili sparsi la nostra vita
che più non sperano di tessersi in altro ordito.
Giungono dal deserto voci impenetrabili.
Polvere che profetizza polvere. Passa un aereo e ci chiude
sotto la lampo di un grosso sacco di destino.
E il ricordo di un viso amato di ragazza
trascorre per la valle, come quest’autobus notturno: molti
finestrini illuminati, molto viso di lei.
(da Poesie, Crocetti, 1993 -Traduzione di Ariel Rathaus)
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“È intollerabile che le persone che conosciamo si trasformino in ricordo” scrive Javier Marías in Domani nella battaglia pensa a me: questo fatto che ci riesce difficile tollerare torna anche nei versi del poeta israeliano Yehuda Amichai, che ripesca la memoria di un antico amore.
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FOTOGRAFIA © NICK TURPIN
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LA FRASE DEL GIORNO
La nostalgia non intensifica l'attività della memoria, non risveglia ricordi, basta a se stessa, alla propria emozione, assorbita com'è dalla sofferenza.
MILAN KUNDERA, L’ignoranza
Yehuda Amichai, all'anagrafe Ludwig Pfeuffer (Würzburg, 3 maggio 1924 – Gerusalemme, 22 settembre 2000), è considerato da molti il più grande poeta israeliano moderno, ed è stato uno dei primi a scrivere poesia in ebraico colloquiale.
Bella e profonda....
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