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venerdì 29 dicembre 2017

Nella bianchissima nebbia


VITTORIO SERENI

NEBBIA

Qui il traffico oscilla
sospeso alla luce
dei semafori quieti.
Io vengo in parte
ove s’infolta la città
e un fiato d’alti forni la trafuga.
Chiedo al cuore una voce, mi sovrasta
un assiduo rumore
di fabbriche fonde, di magli.

E il tempo piega all’inverno.
Io batto le strade
che ai giorni delle volpi gentili
autunno di feltri verdi fioriva,
i viali celesti al dopopioggia.
Al segno di luce si libera il passo
e indugia l’anno, su queste contrade.
S’illumina a uno svolto un effimero sole,
un cespo di mimose
nella bianchissima nebbia.

(da Frontiera, 1941)


È una poesia di strada questa di Vittorio Sereni, scritta in un quartiere prebellico milanese: quella nebbia, come un purgatorio inghiotte tutto lasciando sospesa in sé ogni cosa, come il traffico che sembra galleggiare guidato dai semafori o i rumori industriali che riecheggiano e si perdono nel grigio. La voce poetica cerca così luce nel ricordo, nel pallido sole che forse verrà a forare la nebbia.

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Milano

NEBBIA A MILANO – DA “MILANO NOIR”

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LA FRASE DEL GIORNO
L’alibi / e il beneficio della nebbia cose occulte /  camminano al coperto vengono verso di me / divergono da me passato come storia  passato / come memoria.
VITTORIO SERENI, Poesie




Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.


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