LEONARDO SINISGALLI
LAPIDE
Non è un orto
o un giardino
il cimitero
dove io sono sepolto.
È un luogo assorto,
un muro,
Ogni bene è scontato,
ogni debito pagato
e il nome tutelato.
Mio amico, fratello,
contami i vecchi giuochi,
il fumo, i fuochi antichi.
Prendi di me l’effige,
le rughe, la fuliggine,
le lacrime, la ruggine.
Non è un orto
o un giardino
il cimitero dove io sono sepolto.
È un regno spento, muto.
Qui l’amore è perduto.
Qui la festa è finita.
(da L’età della luna, Mondadori, 1962)
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È il giorno dedicato ai defunti e ho scelto questa poesia di Leonardo Sinisgalli (1908-1981) in cui a parlare, come nella celebre Antologia di Spoon River di Masters, è una lapide: un nome, una fotografia, una vita perduta, dimenticata in quello che con i suoi fiori, i suoi aceri e i suoi cipressi, può sembrare un giardino ma non lo è; è il luogo dell’ormai accaduto, della memoria, del mai più, con tutte le sue amarezze e le sue tristezze.
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FOTOGRAFIA © STUX/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Andare «via dalle tombe» e non visitare i morti, oggi che è il loro giorno, vuol dire farli morire veramente.
FERDINANDO CAMON, La Stampa, 2 novembre 2012
Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908 – Roma, 31 gennaio 1981), poeta, saggista e critico d'arte italiano. Noto come Il poeta ingegnere per il fatto che lavorò per Olivetti e Pirelli e per aver fatto convivere nelle sue opere cultura umanistica e cultura scientifica. Fondò e diresse la rivista “Civiltà delle macchine”.
Ne hanno fatto una canzone... https://youtu.be/4i5hh95vosA
RispondiEliminainteressante...
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