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giovedì 30 novembre 2017

Distesa lamina d’oro


GABRIELA MISTRAL

PARADISO

Distesa lamina d’oro
e nell’adagiarsi dorato
due corpi come gomitoli d’oro;

un corpo glorioso che ascolta
e un corpo glorioso che parla
nel prato in cui nulla parla;

un respiro che va al respiro e
un volto che trema d’esso,
in un prato in cui nulla trema.

Ricordarsi del triste tempo
in cui entrambi avevano
Tempo e da esso vivevano afflitti.

Nell’ora del chiodo d’oro
in cui il Tempo restò alla soglia
come i cani vagabondi…

(da Tala, 1938)

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È un paradiso onirico quello che esce da questi versi della poetessa cilena Gabriela Mistral (18891-1957), Premio Nobel 1945: una visione quasi filosofica, permeata dall’oro di una luce primordiale, che riverbera anche nella sua qualità di età perduta, e che riveste l’intimità di quei due corpi – Adamo ed Eva, e anche ogni coppia di amanti dopo di loro - portata da quell’alito di vita che soffia. Ma, ahimè, il Tempo e la perdita dell’immortalità sono lì a testimoniare il pedaggio pagato per passare dal Paradiso a questo mondo reale e materiale: il nostro Paradiso perduto è il Tempo.

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Klimt

GUSTAV KLIMT, “IL BACIO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Il Paradiso è armonia con tutto ciò che vive.
ERMES RONCHI




Gabriela Mistral, seudonimo di Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga (Vicuña, 7 aprile 1889 – New York, 10 gennaio 1957), poetessa, educatrice, diplomatica e femminista cilena. Vinseil Premio Nobel per la letteratura nel 1945. per «la sua opera lirica che, ispirata da potenti emozioni, ha reso il suo nome un simbolo delle aspirazioni idealiste di tutto il mondo latino americano».



mercoledì 29 novembre 2017

Un viaggiatore solitario


BILLY COLLINS

SINTASSI D’INVERNO

Una frase parte come un viaggiatore solitario
che va verso una tormenta di neve a mezzanotte,
e lotta contro il vento, un braccio a schermare il volto
e i lembi del cappotto leggero che sbattono dietro di lui.
Ci sono modi più semplici per costruire senso,
la conoscenza dei gesti, per esempio.
Si tiene il volto di una ragazza fra le mani come un vaso.
Si prende una pistola dal cruscotto dell’auto
e la si getta dal finestrino nella calura del deserto.
Questi freddi momenti risplendono di silenzio.
La luna piena ha senso. Quando una nuvola le passa davanti
diventa eloquente quanto una bicicletta appoggiata
a una farmacia o un cane che dorme tutto il pomeriggio
in un angolo del divano.
I rami spogli d’inverno sono una forma di scrittura.
Il corpo svestito è un’autobiografia.
Ogni lago è una vocale, ogni isola un nome.
Ma il viaggiatore insiste nella sua fatica,
lotta per tutta la notte nella neve sempre più alta,
lascia un tenue alfabeto di orme
sulle bianche colline e sui piani bianchi delle valli,
un messaggio ai topi di campagna e ai corvi di passaggio.
All’alba vedrà il rampicante di fumo
alzarsi dal tuo camino, e quando tremante
sarà davanti a te, rivestito di gelo che brilla,
fra la sua barba di ghiaccioli comparirà un sorriso,
e l’uomo esprimerà un pensiero compiuto.

(da A vela, in solitaria intorno alla stanza, 2001 – Traduzione di Franco Nasi)

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Per certi poeti il percorso per scrivere una poesia è spesso così, come il duro viaggio d’inverno di cui parla il poeta statunitense Billy Collins: si parte da una frase, da un’idea e si prosegue controvento nella tormenta per raggiungere la meta prefissata senza fare uso di facili metafore o di tecnicismi a effetto.

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Neve

IMMAGINE © 52DAZHEW

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LA FRASE DEL GIORNO
Ho capito che i libri non sono mai finiti, che è possibile per alcune storie continuare a scriversi senza il loro autore.
PAUL AUSTER, Il taccuino rosso




William Collins, detto Billy (New York, 22 marzo 1941), è un poeta statunitense. Dopo aver insegnato letteratura inglese al Lehman College nel Bronx per oltre 50 anni, ora è in pensione. Le sue poesie raccontano con ironia la vita dell’America borghese e suburbana.


martedì 28 novembre 2017

E volare e volare


JESUINA SÁNCHEZ

LA SERA

Vorrei camminare in questa sera tranquilla
da sola e in silenzio – voce e pianto -
sciogliermi da tutti i vincoli
per avanzare libera e intera
verso il mistero;
introdurmi in esso come fine
di ogni ricerca…
Vorrei cadere in letargo lentamente;
dimenticare la materia, non sentirla,
e in un tentativo impetuoso alzarmi in volo,
e planare, planare, libera e straniera,
lontano dal mio fango, separata dal corpo,
- goffo, umano, -
e volare e volare bevendo soli
nell’infinita immensità del cielo.

(da Maggio e miracolo, 1991)

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Sognare di volare è – per Jung – l’incarnazione di un desiderio di liberarsi da qualche tipo di vincolo che ci lega e ci impedisce di essere liberi. È questo senso di libertà che la poetessa uruguaiana Jesuina Sánchez esprime appieno: l’evasione dalla materialità umana per cercare di avvicinare il mistero con lo spirito, con l’anima – quello che, in fondo, tenta di fare la poesia.

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Holland

DIPINTO DI HARRY HOLLAND

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LA FRASE DEL GIORNO
Nei nostri sogni siamo in grado di volare… e forse questo è un ricordo di come siamo stati pensati per essere.
MADELEINE L’ENGLE




Jesuina Sánchez (Salto, Uruguay, 1948), poetessa e insegnante uruguaiana. I temi delle sue poesie hanno a che fare con il tempo dell'infanzia e la sua atmosfera mitica di elfi e streghe mescolati ad elementi terreni.


lunedì 27 novembre 2017

Nel miele delle cinque


NATAN ZACH

IL MIELE DELLE CINQUE

A quest’ora sembra tutto nuovo, tutto
sembra appassionato, immerso nel miele delle cinque e la notte
non ha ancora acceso le sue torce, e a New York è buio,
e sto seduto a Piazza Navona
davanti a una tazzina di caffè che si sfredda e col cuore in tumulto traccio
qualche altro geroglifico vano:
adesso nella mia terra cala la sera con ardenti
colori, mentre qui tutto è lento, tutto indugia.
E così fu sempre e così sarà, e anche questo
è già stato scritto e cancellato, come scrisse Keats.

(da Sento cadere qualcosa, Einaudi, 2009 - Traduzione di Ariel Rathaus)

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Ora che le giornate si accorciano sensibilmente, capita spesso di vedere la calda luce del tramonto tingere con le sue tonalità riflesse le case e i palazzi di città, come la romana Piazza Navona cantata dal poeta israeliano Natan Zach: ed è incredibilmente vero che tutto sembra indugiare, rimanere sospeso, indefinito nel crepuscolo.

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Piazza Navona

FOTOGRAFIA © 4KWALLPAPERS

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LA FRASE DEL GIORNO
Credo che i momenti perfetti durino soltanto un istante, un dono dell'Universo che potrò conoscere e sperimentare molte volte nella vita, senza mai possederlo. Questo è ciò che provo quando contemplo un tramonto.
SERGIO BAMBARÈN, Il vento dell’Oceano




Natan Zach (Berlino, 13 dicembre, 1930), scrittore israeliano. Nato da padre tedesco e madre italiana, emigrò ad Haifa al loro seguito nel 1936. Durante la guerra arabo-israeliana del 1948 prestò servizio nelle forze di difesa israeliane come impiegato del servizio informazioni. È considerato come uno dei più importanti innovatori della poesia ebraica del ‘900.


domenica 26 novembre 2017

La maturità della mela


MARY OLIVER

IL FRUTTETO

Ho sognato
il successo.
Ho alimentato

l’ambizione.
Ho scambiato
notti di sonno

con ore di lavoro.
Ah, e ho scoperto
come il morbido fiore

si trasforma in frutta verde
che si trasforma in frutta dolce.
Ah, ho scoperto

che tutti i venti soffiano freddi
alla fine
e che le foglie

così belle, così tante,
evaporano
nel grande

involucro nero del tempo,
nel grande involucro nero
dell’ambizione

e che la maturità
della mela
è la sua caduta.

(da Uccello rosso, 2008)


La natura, la Madre Terra, sono gli argomenti delle poesie di Mary Oliver: ne è un’osservatrice attenta e puntigliosa, intima e gioiosa, tanto da essere stata paragonata a Walt Whitman e a Henry David Thoreau. Il giro di un anno nel frutteto non è solo il fiorire dei meli e il trasformarsi del bocciolo in bacca prima e in frutta poi, è anche una metafora del vivere.

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Mele

AUDRA ZIEGEL, MELETO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Istruzioni per vivere: / Presta attenzione. / Stupisciti. / Raccontalo.
MARY OLIVER, Uccello rosso




Mary Oliver (Maple Heights, Ohio, 10 settembre, 1935), poetessa statunitense, vincitrice del National Book Awards 1992 e del Premio Pulitzer 1984, è autrice di 32 raccolte poetiche e di quattro saggi sulla poesia. Il New York Times l’ha definita “Di gran lunga, la poetessa di questo paese che ha venduto di più”.


sabato 25 novembre 2017

Crittogrammi


JOSÉ EMILIO PACHECO

ACCELERAZIONE DELLA STORIA

Scrivo qualche parola
                                  e subito
dicono un’altra cosa
                                  significano
un’idea diversa
                         sono già docili
al Carbonio 14
                          Crittogrammi
di un popolo antichissimo
                                        che cerca
la scrittura nelle tenebre.

(da Non chiedermi come passa il tempo, 1970)

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La seconda metà del Novecento, dopo le guerre mondiali, parve portare ad un’accelerazione della storia – quando il poeta messicano José Emilio Pacheco scriveva questi versi era in pieno  corso l’avventura spaziale che avrebbe portato l’uomo sulla Luna nel luglio 1969, ma non solo: tutto sembrava progredire velocemente sull’onda del boom economico, anche la società, che iniziava il percorso di automazione e informatizzazione con tutte le sue conseguenze. Anche la parola, dice Pacheco, anche la poesia, invecchia nel momento stesso in cui è scritta: l’uomo non è capace di stare al passo con la sua stessa evoluzione.

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Chuckle

MEL BOCHNER, “CHUCKLE”

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LA FRASE DEL GIORNO
È presunzione dire al mondo / “Io sono poeta”. / Falso: “io” non sono nulla. / Sono uno che canta la storia della tribù / e come “io” siamo moltissimi
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JOSÉ EMILIO PACHECO, Guardo la terra




José Emilio Pacheco Berny (Città del Messico, 30 giugno 1939 - 26 gennaio 2014), scrittore, poeta, saggista e traduttore messicano. Fu parte integrante della Generazione dei ‘50. La sua poesia concentra l’attenzione sulla storia, sulla ciclicità del tempo, sull’universo dell’infanzia e sulla vita nel mondo moderno.


venerdì 24 novembre 2017

Così imbecille


LUIS ALBERTO DE CUENCA

L’IMBECILLE

Era una creatura detestabile
sul piano morale, un essere abietto,
un’abominazione lovecraftiana.
Non era neanche bella, né attraente,
né elegante, né giovane, né simpatica.
Era un mucchio perverso d’immondizia.
E fosti così imbecille che per lei
lasciasti quella che amavi e vendesti
l’anima nei bazar della notte.
 

(da L’ascia e la rosa, 1993 – Traduzione di Stefano Berardinelli)

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“Amare ed essere saggi è impossibile” dice un proverbio spagnolo. Ed è vero, sono assurde spesso le cose che si fanno obnubilati dall’amore – persino i saggi non ne sono esenti. È una enorme stupidaggine anche questa raccontata dal poeta spagnolo Luis Alberto De Cuenca, che troppo tardi si avvede dell’errore e rimane punito della sua stessa stupidità, visto che una storia d’amore, come un vetro rotto, una volta infranta non si può più aggiustare.

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Perez

FABIAN PÉREZ, “ARIA FRESCA E SIGARETTA II”

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LA FRASE DEL GIORNO
Tutte le passioni ci fanno commettere degli errori, ma l'amore ci fa fare i più ridicoli.
FRANÇOIS DE LA ROCHEFOUCAULD, Massime




Luis Alberto de Cuenca Prado (Madrid , 29 dicembre 1950), poeta, filologo, ellenista, traduttore, saggista, editorialista, critico ed editore letterario spagnolo. La sua opera è stata definita una "poetica transculturalista": una lirica ironica ed elegante, a volte scettica, a volte disinvolta, in cui il trascendentale convive con il quotidiano.



giovedì 23 novembre 2017

Una finestra


CHRISTOPH WILHELM AIGNER

SGUARDO INDIETRO

Con i suoi sguardi
lei mi ritaglia
una finestra

Dentro fioccano nastri di neve
brandelli di vento discorsi di uccelli

Rullare di treni
Poi in primavera
e ancora nell’autunno della scuola
grida di legno
sotto la sega

Le estati da solo nel cortile
Il vuoto nel petto

L’amaro debole
primo essere innamorato

(da Prova di stelle, Crocetti, 2001 - Traduzione di Riccarda Novello)

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Si origina un mondo in questi versi del poeta austriaco Christoph Wilhelm Aigner: dietro quella finestra immaginaria scorre all’indietro il tempo e riporta un panorama lontano, perduto, quello dell’adolescenza, dei tempi della scuola. E “ancora /  ne scaturiscono giorni quasi / la terra dondolasse appesa a / un grande ombrello di seta blu”.

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Magritte

RENÉ MAGRITTE, “MISTERI DELL’ORIZZONTE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni vita parla, occorre soltanto dimenticare la propria grammatica per sentire quello che viene detto.
CHRISTOPH WILHELM AIGNER, Anti Amor




Christoph Wilhelm Aigner (Wels, 18 novembre 1954), poeta austriaco scoperto da Erich Fried, è traduttore dall’italiano e dal medio-alto tedesco. Oltre alle raccolte poetiche, ha scritto il racconto “Anti-Amor”.


mercoledì 22 novembre 2017

Il ridicolo di scrivere poesie


WISŁAWA SZYMBORSKA

POSSIBILITÀ

Preferisco il cinema.
Preferisco i gatti.
Preferisco le querce sul fiume Warta.
Preferisco Dickens a Dostoevskij.
Preferisco me che vuol bene alla gente,
a me che ama l'umanità.
Preferisco avere sottomano ago e filo.
Preferisco il colore verde.
Preferisco non affermare
che l'intelletto ha la colpa di tutto.
Preferisco le eccezioni.
Preferisco uscire prima.
Preferisco parlare con i medici d'altro.
Preferisco le vecchie illustrazioni a tratteggio.
Preferisco il ridicolo di scrivere poesie
al ridicolo di non scriverne.
Preferisco in amore gli anniversari non tondi,
da festeggiare ogni giorno.
Preferisco i moralisti
che non promettono nulla.
Preferisco una bontà avveduta a una credulona.
Preferisco la terra in borghese.
Preferisco i paesi conquistati a quelli conquistatori.
Preferisco avere delle riserve.
Preferisco l'inferno del caos all'inferno dell'ordine.
Preferisco le favole dei Grimm alle prime pagine.
Preferisco foglie senza fiori che fiori senza foglie.
Preferisco i cani con la coda non tagliata.
Preferisco gli occhi chiari perché li ho scuri.
Preferisco i cassetti.
Preferisco molte cose che qui non ho menzionato
a molte pure qui non menzionate.
Preferisco gli zeri alla rinfusa
che non allineati in una cifra.
Preferisco il tempo degli insetti a quello siderale.
Preferisco toccar ferro.
Preferisco non chiedere per quanto ancora e quando.
Preferisco considerare persino la possibilità
che l'essere abbia una sua ragione.

(da Gente sul ponte, Scheiwiller, 1986 – Traduzione di Pietro Marchesani)

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Possibilità che lasciano facoltà di scelta queste indicate dalla poetessa Premio Nobel polacca Wisława Szymborska in uno dei suoi tanto amati elenchi. Ma, a ben guardare, disseminate qua e là tra le preferenze per così dire “personali” (il cinema al teatro, i gatti ai cani, le favole ai giornali) ci sono chiare prese di posizione, fino alla gemma della sentenza che chiude la poesia – del resto, come dice altrove sempre in Gente sul ponte: “Siamo figli dell'epoca, / l'epoca è politica. // Tutte le tue, nostre, vostre / faccende diurne, notturne /sono faccende politiche”.

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Daran

DIPINTO DI GERARD DARAN

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LA FRASE DEL GIORNO
Sopporta, mistero dell’esistenza, se strappo fili dal tuo strascico
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WISŁAWA SZYMBORSKA, Ogni caso




Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.


martedì 21 novembre 2017

Saziarmi di baci


ERICH FRIED

BRAMA

Mi auguro talvolta
di poter
saziarmi di baci con te
ma poi dovrei morire
per la fame che ho di te
perché più ti bacio
e più devo baciarti:
I baci non nutrono me
solo la mia fame.

(da È quel che è, Einaudi, 1988 - Traduzione di Andrea Casalegno)

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Questa del poeta austriaco naturalizzato britannico Erich Fried (1921-1988) è una poesia d’amore sul desiderio, anzi su qualcosa di più, visto che la brama apporta un’accezione ancora maggiore, una smania smodata di volere qualcosa. Ed è un desiderio che alimenta se stesso, acuendosi invece di appagarsi.

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Bacio

DIPINTO DI ANDRE KOHN

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LA FRASE DEL GIORNO
Il desiderio è una specie di serpe prodigioso, che quanto s'accorcia di dietro, tanto s'allunga dinanzi.
ARTURO GRAF, Ecce homo




Erich Fried (Vienna, 6 maggio 1921 – Baden-Baden, 22 novembre 1988), poeta austriaco naturalizzato britannico. Ebreo, fu costretto ad abbandonare il suo paese nel 1938 dopo l'occupazione nazista. Emigrato a Londra, fu giornalista e commentatore del programma in lingua tedesca della BBC.


lunedì 20 novembre 2017

Sorgesti da te stesso


DULCE MARÍA LOYNAZ

IO TI SPOGLIAVO DI TE STESSO

Io ti spogliavo di te stesso,
dei «tu» sovrapposti con cui la vita
ti aveva fasciato…

Ti ho strappato la corteccia – intera e dura -
che si credeva frutto, che aveva
forma di frutto.

E davanti allo stupore vago dei tuoi occhi
sorgesti con gli occhi ancora velati
di oscurità e sbalordimento…

Sorgesti da te stesso; dalla tua stessa
fertile ombra, pura e semplice
anima viva…

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Sembra una nascita quella che racconta la poetessa cubana Dulce María Loynaz, e lo è: grazie all’amore, avviene la trasformazione dell’essere amato, che si spoglia dei suoi “tu”, degli egoismi dell’”io”, delle più inutili incrostazioni per riuscire finalmente a mostrare nell’amore soltanto la sua anima.

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lovers-hand-heart-ocean-sunset

FOTOGRAFIA © NOBLE THEMES

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LA FRASE DEL GIORNO
Piace all’Amore Felice – quello che si ferma / un istante… – strappare un verso all’anima buia.
DULCE MARÍA LOYNAZ




Dulce María Loynaz (L'Avana, 10 dicembre 1902 – 27 aprile 1997), scrittrice e poetessa cubana. Il suo romanzo Giardino (1951) fu precursore del Realismo magico sudamericano. Figlia del generale Enrique Loynaz del Castillo, dopo la Rivoluzione cubana si isolò dalla vita sociale ma non volle abbandonare l’isola. Ottenne il Premio Cervantes nel 1992.


domenica 19 novembre 2017

La perfezione


EUGÉNIO DE ANDRADE

È UN POSTO NEL SUD

È un posto nel sud, un posto dove
la calce
si solleva a sfidare lo sguardo.

Dove hai vissuto. Dove a volte nei sogni
ancora vivi. Il nome impregnato d'acqua
trasuda nella tua bocca.

Sui sentieri delle capre scendevi
alla spiaggia, il mare sferzava
quelle scogliere, queste sillabe.

Gli occhi si perdevano annegando
nel chiarore
del tramonto o dell'alba.

Era la perfezione.

(da Bianco nel bianco, 1984)

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“Un posto nel sud” è il luogo della memoria del poeta portoghese Eugénio De Andrade. Un luogo dove si è stati felici, dove ci si è sentiti appartenere. Un luogo come tutti abbiamo nel cuore e negli occhi e dove, se non possiamo andarci, resta comunque a popolare i sogni.

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Tavira

FOTOGRAFIA © TAVIRA ALGARVE PORTUGAL

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LA FRASE DEL GIORNO
Sorge aerea pietra su pietra / la casa che ho solo nella poesia.
EUGÉNIO DE ANDRADE




Eugénio de Andrade, pseudonimo di José Fontinhas Rato (Póvoa do Atalaia, 19 gennaio 1923 – Porto, 13 giugno 2005), poeta e scrittore portoghese, tradusse García Lorca, Borges, Saffo e Ritsos. Della sua opera José Saramago disse che è una "poesia del corpo cui si arriva attraverso una depurazione continua”.


sabato 18 novembre 2017

Quando ci si innamora


MARIO BENEDETTI

INNAMORARSI E NO

Quando ci si innamora le falangi
del tempo si accampano nell’oblio
la sfortuna si riempie di miracoli
la paura si trasforma in ardimento
e la morte non lascia la sua cripta

innamorarsi è un presagio gratuito
finestra aperta sull’albero nuovo
un’impresa eroica dei sentimenti
una bonaccia quasi insopportabile
e un esercizio contro la sventura

per contro invece perdere l’amore
è vedere il corpo come è e non come
lo sguardo dell’altro lo inventava
tornando più poveri al vecchio enigma
trovando la tristezza nello specchio.

(da La vita è questa parentesi, 1998)

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Innamorarsi – dicono gli scienziati – genera un effetto che si può paragonare a quello di certe droghe o di certi sport estremi: libera dopamina, adrenalina, feniletilamina, tutte sostanze eccitanti ed euforizzanti. Ma non servivano gli scienziati per dirlo: bastavano i poeti, come l’uruguaiano Mario Benedetti.

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Innamorarsi

FOTOGRAFIA DA TWITTER

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LA FRASE DEL GIORNO
Se ti amo è perché sei / il mio amore la mia complice e tutto / e per la strada fianco a fianco / siamo molto più di due.
MARIO BENEDETTI




Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, noto come Mario Benedetti (Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009), poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano. Figlio di immigrati italiani, fece parte della Generazione del’45. Nel 1973 fu costretto all’esilio dal golpe militare. Rientrò nel 1983.


venerdì 17 novembre 2017

Ha il silenzio


FINA GARCÍA MARRUZ

CINEMA MUTO

Non è che gli manchi
il sonoro,

è che ha
il silenzio.

(da Créditos de Charlot, 1990)

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Pochissime parole, dodici, bastano alla poetessa cubana Fina García Marruz a lanciare come un fulmine questa sua sentenza: in tempi come questi che vivono di parole spesso a vanvera, dovremmo anche noi celebrare il silenzio, dargli valore. E non solo: rovesciare l’aspetto di una questione per vederlo dall’altro lato. Entrambe le cose non potrebbero farci altro che bene.

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Monello

SCENA DA “IL MONELLO”, 1921

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LA FRASE DEL GIORNO
L'unica cosa profonda, straordinaria che l'uomo abbia scoperto è il silenzio, ed è anche l'unica cosa a cui non riesce ad attenersi.
EMIL CIORAN, Quaderni 1957/1972




Josefina García-Marruz Badía, nota artisticamente come Fina García Marruz (L’Avana, 28 aprile 1923), poetessa e ricercatrice letteraria cubana, è stata insignita del Premio Nazionale di Letteratura 1990, del Pablo Neruda 2007 e del Reina Sofia 2011. Con il marito Cintio Vitier prese parte al gruppo letterario della rivista Orígenes.


giovedì 16 novembre 2017

Dietro il paravento


DANIEL SAMOILOVICH

RICORDANDO UNA NOTTE A PECHINO

Quando i raggi della luna incespicarono
nel paravento decorato

le lucciole tessute di fili di seta
sembrarono prendere vita;

con un ventaglio di chiffon le scacciammo
e sdegnose salirono al cielo

gradino dopo gradino. Affare fatto: sia per loro
la volta dove una notte all’anno

si incontrano il Guardiano di buoi e la Tessitrice,
a noi basti il nostro nascondiglio

dietro il paravento, qui sulla Terra.

(da Molestando i demoni, 2009)

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La Cina e le sue leggende sono spesso protagoniste in questa raccolta di poesie dell’argentino Daniel Samoilovich: in questo caso il riferimento è a due stelle - Vega, il Guardiano di Buoi, e Altair, la Tessitrice - antichi amanti che per punizione vennero trasformati in esse e che si possono incontrare sul ponte sopra la Via Lattea una sola volta all’anno, la notte del 7 di luglio. Samoilovich preferisce però la concretezza terrestre, il rifugio d’amore dietro un paravento.

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Utamaro

KITAGAWA UTAMARO, “UOMO E DONNA ACCANTO A UN PARAVENTO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Chi non ha trovato rifugio / in ciò che è vasto, cerca il piccolo.
ADAM ZAGAJEWSKI, Della vita degli oggetti




Daniel Samoilovich
(Buenos Aires, 5 luglio 1949), scrittore, saggista, editore, poeta, giornalista e traduttore argentino. Dopo aver lavorato al Clarín, ha fondato la rivista Juegos para Gente de Mente, collaborato con Punto de vista e diretto il quotidiano Diario de poesía.

mercoledì 15 novembre 2017

Guardiana del tramonto


RENATA CORREIA BOTELHO

ACCOSTO IL VISO ALLA PARETE

Accosto il viso alla parete
più triste della stanza, fedele
guardiana del tramonto.

Il cuore che mi lasciasti
è una casa difficile da abitare.

(da Un circo nella nebbia, 2009)

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L’assenza lascia un vuoto non solo nel cuore, ma anche nelle cose: così è la casa-cuore della poetessa delle Isole Azzorre Renata Correia Botelho. Mettere “il tuo nome tra virgolette / metafora sabbiosa / inutile come un circo / nella nebbia” non serve a nulla: resta soltanto la casa, con i suoi fantasmi.

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Hopper

EDWARD HOPPER, “SOLE IN CITTÀ”

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LA FRASE DEL GIORNO
Angelo impietoso, il tuo compito è stato / insegnarmi finalmente a vivere senza te.
HUGO WILLIAMS, Love-Life




Renata Correia Botelho (Ponta Delgada, Isole Azzorre, 1977), poetessa e traduttrice portoghese dove vive e lavora. Ha studiato psicologia all'Università di Porto. Collabora regolarmente con riviste di poesia e altre espressioni artistiche, in particolare pittura (lavora in collaborazione con Catarina Branco), scultura (con Sofia de Medeiros), fotografia e video (con Luísa Borges), danza (con Milagres Paz).

martedì 14 novembre 2017

So solo


PURUSHOTTAM SHIVARAM REGE

MI HANNO CHIESTO

Mi hanno chiesto se la mia esperienza è stata significativa.
«Non lo so», ho risposto.
«So solo che vissi e morii
e morii e vissi ancora,
che tra due momenti
c’è una breccia di migliaia di evi
     che non riusciranno a compiersi
anche se sempre proveranno a farlo».

Mi hanno chiesto se la mia esperienza è stata reale.
«Non lo so», ho risposto.
«So solo come due occhi
possono illuminare un mondo di inesorabile desiderio
e confondere un’intera facoltà di filosofi
e i farisei della bellezza».

Mi hanno chiesto se la mia esperienza avesse una morale
per un mondo sazio, aggressivo, disgustato.
«Non lo so», ho risposto.
«Ho conosciuto soltanto il dolce vento delle foglie del melo,
l’oro del sole che gioca a nascondino con il grano maturo
e la macchia rossa sul suo bianco, bianchissimo
     niveo seno sinistro».

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Il poeta indiano Purushottam Shivaram Rege inscrive i suoi versi in un temperato modernismo spesso venato dall’ironia o dal sarcasmo. Qui fa prevalere la forza soprannaturale della poesia, della bellezza, dell’amore, capaci di confondere i saggi e di instillare dubbi, di superare il finito umano in un tempo senza tempo.

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Sole e donna

FOTOGRAFIA © GOODFON

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LA FRASE DEL GIORNO
E quando ti siedi / e la prendi per mano  / non misurare mai la distanza. / Il tempo ha la strana abitudine di tornare indietro.
PURUSHOTTAM SHIVARAM REGE




Purushottam Sivaram Rege noto anche come P.S. Rege o Puru.Shiva.Rege (Mithbav-Ratnagiri, 2 agosto 1910 - 17 febbraio 1978), scrittore, poeta e drammaturgo marathi. Dopo aver letto le poesie d'amore dei poeti italiani, introdusse nella letteratura marathi i gusti occidentali. Nei suoi versi emerge il potere femminile e la sua incarnazione in diverse forme oniriche.


lunedì 13 novembre 2017

Quel color di paglia


GHERARDO DEL COLLE

NOVEMBRE

Gli alberi sono rimasti senza foglie
e gemono al vento che le sparpaglia;
si trattiene ai tuoi occhi quel color di paglia
arido, che s’affolta alla tua soglia.
Se nella strada tu procedi, ascolti
che al tuo piede s’infrange
quasi un sommesso piangere senza volto...

(da Il fresco presagio, De Ferrari, 2008)

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Gherardo Del Colle, frate cappuccino ligure, fu presentato al mondo letterario da Giorgio Caproni: “poeta ricco di passione non in esclusivo senso religioso, ma soprattutto umano”. Queste parole sono perfette per questi versi dedicati a novembre. Se altrove a prevalere sono il fideistico abbandono a Dio (Il mio posto nel tempo / e nello spazio l’ho da Te, Signore) o la denuncia delle ingiustizie sociali (sulle piazze Ti udrò / discorrere animoso coi braccianti avviliti / e i licenziati dell’ILVA e i torvi ferrovieri) qui a risaltare è proprio quell’umano sentire, quasi una “compassione” per le foglie.

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Foglie

FOTOGRAFIA © IVABALK/PIXADAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Lascia le tetre rive: andiamo insieme / nell’incanto autunnale dei miei orti.

GHERARDO DEL COLLE, Il fresco presagio




Gherardo Del Colle, nome d’arte assunto da fra Gherardo Paolo da Cesino al secolo Paolo Repetto, (Cesino, 1920 - Pontedecimo, 20 marzo 1978), poeta, giornalista e frate cappuccino italiano.  La costante produzione poetica lo ha inserito a pieno titolo tra i cultori della lirica italiana del dopoguerra con la pubblicazione di diverse raccolte.


domenica 12 novembre 2017

La vita è fiamma vinta


VINCENZO CARDARELLI

FUGA

Brevi sono le forme
che il caos inquieto produce.
La vita è fiamma vinta.
Ogni cosa è costretta
in uno spazio imperioso.
Ascese immani s’appuntano
al vertice di un’ora
per ricadere dolorosamente
in una perduta impotenza.
Se poi ci si rialzerà,
non è certo.
A volte il destino divaga.
Attese di anni non bastano
a dar tempo di giungere a un momento.
E noi stringiamo la grazia
come una mano che si ritira.

(da Poesie, 1942)

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Il poeta laziale Vincenzo Cardarelli ha, secondo il critico Alfredo Giuliani, “due padri putativi letterari inconciliabili: D’Annunzio e Leopardi”. In Fuga assistiamo allora  a un tentativo di deprimere il dannunzianesimo con il metafisico ragionare introspettivo leopardiano. Oltre al bellissimo verso sentenza che ho scelto come titolo di questo post, si avverte anche un’eco montaliana, quel “Se poi ci si rialzerà / non è certo”. Intanto, anche noi, stringiamo la grazia e la poesia…

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Kandinskij

VASILIJ KANDINSKIJ, “RIGIDE ET COURBE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Le cose non stanno che a ricordare. / Piano piano i minuti vissuti, / fedelmente li ritroveremo. / Coraggio, guardiamo.
VINCENZO CARDARELLI, Poesie




Vincenzo Cardarelli, nato Nazareno Caldarelli (Corneto Tarquinia, 1º maggio 1887 – Roma, 18 giugno 1959), poeta, scrittore e giornalista italiano. Sorta dall’Avanguardia degli Anni Dieci, la sua poetica rivela influssi dell’espressionismo linguistico e del frammentismo, ad esprimere  temi come lo sradicamento, il viaggio, l'adolescenza, la perdita di identità.


sabato 11 novembre 2017

Più del vento


CHARLOTTE MEW

AMORE DI MARE

La marea sale e scende sul vasto mondo.
Fu solo lo scorso giugno, e ricordo che
pensavamo che il movimento e il richiamo nel cuore di chi ama
fosse eterno come il mare.

Qui gli stessi pesciolini scintillano e nuotano
con l’antico luccichio della luna sulla grigia sabbia umida:
e lui non è più per me né io per lui
più del vento che mi sfiora la mano.

1919

(da La sposa del fattore, 1921)

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Quella di Charlotte Mew (1869-1928) è una figura molto particolare nell’Inghilterra letteraria che passa dall’epoca vittoriana al modernismo: stimata da Thomas Hardy, Ezra Pound, Siegfried Sassoon e Virginia Woolf, decise, insieme alla sorella Anne, di non sposarsi per non trasmettere la malattia mentale insita nei geni della propria famiglia, e di vestire in abiti maschili, tanto da apparire un dandy. Nonostante questo, ecco una poesia sull’amore effimero, quello che non sa resistere al tempo – certe infatuazioni che nascono durante le vacanze, ad esempio, e si affievoliscono fino a spegnersi nella distanza.

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Fiorucci

FIGURINA FIORUCCI DEL 1984

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LA FRASE DEL GIORNO
Flirt: fuoco di paglia che diventa fuoco fatuo
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ROBERTO GERVASO, L’amore è eterno finché dura




Ezra Charlotte Mary Mew (Bloomsbury, 15 novembre 1869 - Westminster, 24 marzo 1928), poetessa inglese il cui lavoro abbraccia le epoche della poesia vittoriana e del modernismo. Ha fatto un uso sperimentale di versi lunghi e prosastici. Molte delle sue poesie sono sotto forma di monologhi drammatici, e spesso scritte dal punto di vista di un personaggio maschile.

venerdì 10 novembre 2017

Giorno dall’aria di colomba


MEIRA DELMAR

IL RICORDO

Questo giorno dall'aria di colomba
sarà presto ricordo.

Mi riempirò di esso
come un'anfora di vino,
per berlo a sorsi quando vorrò
ritrovare il suo sapore.

Prima che voli nel tramonto, prima
di vedere come svanisce nella notte.

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Il tempo che scorre inesorabile, il susseguirsi dei giorni, il presente che si trasforma in passato e inevitabilmente in memoria: la poetessa colombiana di origini libanesi Meira Delmar riesce però a cogliere un istante, a scoprirne un’armonia da conservare. È allora, forse, che “il tempo, fermato, trabocca / come un fiume d’oro. / E lascia scorgere sul suo fondale / chissà quali cose dimenticate”.

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Makunin

FOTOGRAFIA © MAKUNIN/PIXABAY


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LA FRASE DEL GIORNO
Ti penso. / La sera, / non è più una sera; / è il ricordo / di quell'altra, azzurra, / in cui amore / si fece in noi / come un giorno / si fece luce nelle tenebre.
MEIRA DELMAR




Olga Isabel Chams Eljach (Barranquilla, 21 agosto 1922 - 18 marzo 2009),  poetessa colombiana di origini libanesi, sin dal 1937 usò lo pseudonimo Meira Delmar. Professoressa di Storia dell’Arte e Letteratura, diresse per molti anni la Biblioteca Pubblica dell’Atlantico. Le sue poesie sono caratterizzate da una sensualità di fondo.


giovedì 9 novembre 2017

Quando le aggrada


ANDRÉ FRÉNAUD

LA VITA, IL VENTO

La vita che alla sfuggita abborracciava
la tempesta primaverile e proseguiva,
la vita – il vento dalle cento lusinghe
mai mantenute – che procedeva,
le sue cento imprese e il disastro
e proseguiva, la vita, il vento,
la vita, così dolce quando le aggrada.

(da Non c’è paradiso, 1962 - Traduzione di Ornella Sobrero


Il vento attraversa la poesia di André Frénaud come sussurratore di promesse che non saranno mantenute: la vita stessa sa essere capricciosa e, per dirla con Gesualdo Bufalino, “può stracciarti le vele, rubarti il timone, / ammazzarti i compagni a uno a uno, / giocare ai quattro venti con la tua zattera, / salarti, seccarti il cuore / come la magra galletta che ti rimane”. Eppure, talvolta sa essere dolcissima e ci riempie di stupore.

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Vento

JOHN WILLIAM WATERHOUSE, “WINDFLOWERS”

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LA FRASE DEL GIORNO
Vi sono momenti nella vita che basterebbero a pagare, a compensare i tormenti d'un’eternità.
MASSIMO D’AZEGLIO, I miei ricordi




André Frénaud (Montceau-les-Mines, 26 luglio 1907 – Parigi, 21 giugno 1993),  poeta francese. La sua poesia è classicheggiante, ma improntata spesso a una segreta negligenza espressiva. Evitando la retorica, mira a esprimere la ricerca dell'assoluto, l'unità e la complessità del mondo, il mistero dell'uomo su questa terra.


mercoledì 8 novembre 2017

Qualcosa che ha dell’infinito


LUCIANO ERBA

E PUR MI GIOVA LA RICORDANZA

                       a Lucia

Niente è più perso delle figlie
dell’età quando erano bambine
entrò con tutti i suoi capelli biondi
portava un pacco più grande di lei
eppure ricordarsene nel sonno
o al risveglio è una pena gentile
di quelle che fanno provare
qualcosa che ha dell’infinito
e fanno sentire meno amara
la fine, ogni fine a venire.

(da Remi in barca, 2006, Mondadori)

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“Una pena gentile” prova il poeta milanese Luciano Erba, quella della nostalgia per un tempo che non tornerà più, in cui le figlie erano bambine e ci si poteva emozionare della tenerezza dell’infanzia. Quel tempo lontano e perduto però parla ancora al cuore, dalla memoria o dal sogno, e sa addolcire la malinconia del tempo ormai trascorso, dei mutamenti che la vita giocoforza ha portato.

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Willcox

ILLUSTRAZIONE DI JESSIE WILLCOX SMITH

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LA FRASE DEL GIORNO
I vostri figli crescono così in fretta che non li vedete.
LEO BUSCAGLIA, Vivere, amare, capirsi




Luciano Erba (Milano, 18 settembre 1922 – 3 agosto 2010), poeta, critico letterario, traduttore del secondo Novecento, appartenente alla Quarta generazione della Linea Lombarda. Insegnò Letteratura Francese e Letterature Comparate  all’Università Cattolica di Milano.