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martedì 4 luglio 2017

Mi piace questa piazza


GIOVANNI RABONI

LA PIAZZA

1.

Mi piace questa piazza. Più è deserta
e più mi piace. Posso popolarla
di chi voglio, incontrarci, camminando,
gli altrimenti introvabili.
C’è mio padre che pure, a quanto so,
da queste parti non c’è mai venuto
ma sembra contento di passeggiare
(lui diceva, mi ricordo, flâner)
sotto i portici, o di scrutare
l’interminabile crepuscolo
seduto a un tavolino del caffè
fumando lentamente
una delle sue Turmac con il filtro.
C’è mia madre, molto più giovane
di quando m’ha lasciato (dai vestiti
si direbbe persino che la guerra
debba ancora scoppiare):
sta aspettando l’autobus, forse,
o forse invece guarda i manifesti
della stagione di prosa, stupita
da tutti quegli attori e quelle attrici
che non ha mai sentito nominare.
E c’è, appena in ritardo, mio fratello
al volante d’una vecchia MG
(sì, per lui si può fare un’eccezione,
aprire per un attimo al passato
l’isola pedonale),
così magro, così bello, un ragazzo
di cinquant’anni! e vedo che sorride,
che mi fa segno con la mano
come a dire “ci vediamo più tardi”
ma con l’aria di volersene andare,
di voler proseguire già stasera
per dove fa più caldo o c’è più neve.

2.

Oppure ecco di colpo le tue gambe
meravigliose sui primi tacchi alti
della tua adolescenza.
Ti spio fra una colonna e l’altra, è fuori,
è alla gran luce che cammini, svelta
e indolente, dandoti arie
d’avere i sedici anni
che non avrai che a maggio. Come sbanda
per tenere il tuo passo vittorioso,
con che delizia s’affatica
di decennio in decennio
a inseguirti fin dove non c’è traccia
né di me né di noi
la mia smodata tenerezza.

(da Ultimi versi, Garzanti, 2006)

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Talvolta è la dolcezza un poco amara della nostalgia a ispirare i poeti: Giovanni Raboni come in un sogno popola questa piazza – che può essere una qualunque della bellissima Italia, ma è quella di Castelfranco Veneto – dei personaggi a lui cari ormai scomparsi: il padre, la madre, il fratello. E poi, in una strofa non a caso posta a parte, ecco l’amata Patrizia com’era un tempo, da adolescente. E la nostalgia si trasforma nella commozione di una invincibile tenerezza.

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TV

FOTOGRAFIA © ROBERTO TOMEI/PANORAMIO

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma pensare la gioia, almeno quello: / pensarla! e qualche volta , senza farsi / troppe idee, senza montarsi la testa, / annusarla.
GIOVANNI RABONI, Barlumi di storia




Giovanni Raboni (Milano, 22 gennaio 1932 – Fontanellato, 16 settembre 2004), poeta, critico letterario, giornalista, traduttore e scrittore italiano appartenente alla "generazione degli anni Trenta. Nel solco della tradizione lombarda, elaborò sin dalla prima raccolta Le case della Vetra (1966) una poetica d'intonazione civile ma anche esistenziale con toni piani e sommessi.


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