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giovedì 22 giugno 2017

Non uccidete il mare


GIORGIO CAPRONI

VERSICOLI QUASI ECOLOGICI

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: «Come
potrebbe tornare a esser bella,
scomparso l’uomo, la terra».

(da Res amissa, Garzanti, 1991)

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Nella cartella virtuale dove tengo le poesie da proporre su questo blog da qualche mese riposava “Versicoli quasi ecologici”, la poesia di Giorgio Caproni indicata ieri per l’analisi del testo all’esame di maturità. Mi ha fatto piacere vederla scelta, segno che c’è ancora speranza nella scuola nonostante il grossolano errore “Traccie” comparso nel sito web del MIUR. E dunque questa di Caproni è una poesia dal respiro sociale, ambientale: il poeta livornese invoca la corrispondenza tra l’uomo e la natura come il Baudelaire delle Correspondences: “La Natura è un tempio dove incerte parole / mormorano pilastri che sono vivi, / una foresta di simboli che l'uomo / attraversa nei raggi dei loro sguardi familiari”. Una convivenza pacifica, un’armoniosa simbiosi è l’unica possibilità. Invece, come sappiamo bene, l’impatto dell’uomo sulla natura è tutt’altro che gentile, è una violenza continua e irresponsabile (come tacere, ad esempio, sul recente abbandono dei trattati di Parigi da parte dell’America di Trump?). L’uomo, insomma, è la malattia che sta distruggendo il pianeta.

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Inquinamento

FOTOGRAFIA © GENEVA ENVIRONMENT NETWORK

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LA FRASE DEL GIORNO
L'ecologia ci insegna che la nostra patria è il mondo.
DANILO MAINARDI, La Stampa, 28 luglio 2001




Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990), poeta, critico letterario e traduttore italiano. Partito come preermetico attirato da uno scabro espressionismo, approdò a un ermetismo rivestito di un impressionismo idillico. Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e Livorno, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimento.


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