STEPHEN DUNN
PRIMA CHE IL CIELO SI OSCURI
Tramonti, tempeste imminenti, i paesaggi
della malinconia. Sono queste forse
le feste del sabato sera
a cui portare la tua ragazza del cuore. Così almeno
ci potrebbero essere attimi di evanescente bellezza
prima che il cielo si oscuri,
e quasi per nulla attesa
la felicità sarebbe allora possibile.
Impari sempre più a convivere
con l’inaccettabile.
Senti il Dio sempre nascosto
ripiegare ancora più lontano,
con terrore o imbarazzo.
Tanto varrebbe essere un clown,
vestiti larghi e ridicoli, nessun segno di desiderio.
È così che ti senti, mettiamo, un martedì.
Poi nel naufragio quotidiano
ecco che arriva un invito
con scritto il tuo nome. O, più probabilmente,
quella ragazza del cuore torna a offrirti,
una tenerezza fugace, piccola.
Apri le finestre all’aria buona
che entra soffiando da chissà dove,
la inspiri a fondo, la butti giù
come fossi condannato a morte. Lo sei.
Sembra che tu sia ricorso in appello per tutta la vita.
Sudori notturni e un inutile stratagemma, sospensioni della pena.
(da Ore diverse, Del Vecchio, 2009 – Trad. di Marco Federici Solari e Lorenzo Flabbi)
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Il poeta statunitense Stephen Dunn eleva un inno alla vita, così come viene, con le sue ore diverse, con i suoi giorni diversi: capace di ferirci, di stupirci, di emozionarci, di farci attraversare tutte le fasi dei sentimenti, di ubriacarci di malinconia, di stordirci di nostalgia, di illuderci, di farci sperare e sognare, di condurci per mano sulla strada della felicità – e spesso la felicità è semplicemente lo sguardo della “ragazza del cuore”.
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JACK VETTRIANO, “ROMANCE”
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LA FRASE DEL GIORNO
La felicità, come sai, è una festa mobile.
ERNEST HEMINGWAY, Di là dal fiume e tra gli alberi
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