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domenica 30 ottobre 2016

Tutte le sue porte

 

MARIO BENEDETTI

QUESTA È LA MIA CASA

Non c’è dubbio. Questa è la mia casa
qui avvengo, qui
mi inganno immensamente.
Questa è la mia casa ferma nel tempo.

Arriva l’autunno e mi difende,
la primavera e mi condanna.
Ho milioni di ospiti
che ridono e che mangiano,
s’accoppiano e dormono,
giocano e pensano,
milioni di ospiti che si annoiano,
che hanno incubi e attacchi di nervi.

Non c’è dubbio. Questa è la mia casa.
Tutti i cani e i campanili
ci passano davanti.
Ma la mia casa è sferzata dai fulmini
e un giorno si spaccherà in due.

E io non saprò dove ripararmi
perché tutte le sue porte danno fuori dal mondo.

(Ésta es mi casa, da Sólo mientras tanto, 1950 – Traduzione di Martha L.Canfield)

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È la casa fisica quella che il poeta uruguaiano Mario Benedetti descrive in questa sua poesia giovanile. Ma naturalmente cela in filigrana altre letture: è anche un’altra casa, quella esistenziale, minacciata dalla solitudine e dall’ansia per lo scorrere del tempo; è poi la patria, l’amato Uruguay che dovrà abbandonare dopo il colpo di stato militare del 1973 – e premonitori sono quei versi “sferzata dai fulmini / un giorno si spaccherà in due”: dieci lunghi anni in Argentina, Perù, Spagna e Cuba lo terranno lontano dalla casa e dalla moglie, rimasta ad accudire la madre.

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Benedetti

FOTOGRAFIA © AHORA TOCA VIAJAR

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma adesso non ci sono più scuse perché ritorno qui, si torna sempre. La nostalgia filtra dai libri, viene inserita sotto la pelle e questa città senza palpebre, questo paese che non sogna, improvvisamente diventa l'unico luogo in cui l'aria è la mia aria e la colpa è la mia colpa.
MARIO BENEDETTI




Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, noto come Mario Benedetti (Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009), poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano. Figlio di immigrati italiani, fece parte della Generazione del’45. Nel 1973 fu costretto all’esilio dal golpe militare. Rientrò nel 1983.


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