MARK STRAND
GUARDIANA
Il sole che cala. I tappeti erbosi in fiamme.
Il giorno perso, la luce persa.
Perché amo quel che svanisce?
Tu che te ne sei andata, che te ne stavi andando,
che stanze di tenebra abiti?
Guardiana della mia morte,
preserva la mia assenza. Sono vivo.
(The guardian, da Darker, 1970 – Traduzione di Damiano Abeni)
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“Perché amo quel che svanisce?”: c’è un che di leopardiano e di crepuscolare nei versi di Mark Strand, poeta statunitense di origini canadesi. L’assenza disegna la sua prospettiva, tinge con le sue ombre tutto il paesaggio e il poeta vi si abbandona come ad un sogno metafisico: “Aver amato come accade nelle ore vuote del tardo pomeriggio; lasciarsi andare e concepire un viaggio che alle spalle non lascia traccia di se stesso”.
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EDWARD HOPPER; “DAUPHINEE HOUSE”
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LA FRASE DEL GIORNO
Il cuore vuoto non può eseguire gli ordini della mente. Se ne sta seduto al buio, a fantasticare, e il vuoto si accresce.
MARK STRAND, Quasi invisibile
Mark Strand (Summerside, Canada, 11 aprile 1934 – Brooklyn, 29 novembre 2014), poeta statunitense di origini canadesi, fu saggista e traduttore, professore di Letteratura inglese e comparata alla Columbia University. Nel 1990 fu insignito della carica di Poeta Laureato della Biblioteca del Congresso.
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