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venerdì 8 aprile 2016

Ogni umana sorte

 

WISŁAWA SZYMBORSKA

DOMANDE POSTE A ME STESSA

Qual è il contenuto del sorriso
e d’una stretta di mano?
Nel dare il benvenuto
non sei mai lontana
come a volte è lontano
l’uomo dall’uomo
quando dà un giudizio ostile
a prima vista?
Ogni umana sorte
apri come un libro
cercando emozione
non nei suoi caratteri,
non nell’edizione?
Con certezza tutto,
afferri della gente?
Risposta evasiva la tua,
insincera,
uno scherzo da niente -
i danni li hai calcolati?
Irrealizzate amicizie,
mondi ghiacciati.
Sai che l’amicizia va
concreata come l’amore?
C’è chi non ha retto il passo
in questa dura fatica.
E negli errori degli amici
non c’era colpa tua?
C’è chi si è lamentato e consigliato.
Quante le lacrime versate
prima che tu portassi aiuto?
Corresponsabile
della felicità di millenni -
forse ti è sfuggito
il singolo minuto
la lacrima, la smorfia sul viso?
Non scansi mai
l’altrui fatica?
Il bicchiere era sul tavolo
e nessuno lo ha notato,
finché non è caduto
per un gesto distratto.

Ma è tutto così semplice
nei rapporti fra la gente?

(da Domande poste a me stessa, 1954 – Traduzione di Pietro Marchesani)

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“Il bicchiere era sul tavolo / e nessuno lo ha notato, / finché non è caduto / per un gesto distratto”. Forse è soltanto allora, dice la poetessa Premio Nobel polacca Wisława Szymborska, che ci accorgiamo degli altri: quando vanno in pezzi, quando cadono. È soltanto allora che usciamo dal nostro egoismo, dal quotidiano solipsismo, e ci rendiamo conto di non averli ascoltati, osservati, aiutati, domandato “Stai bene?” o “C’è qualcosa che non va?”, di averli magari giudicati senza mai esserci messi nei loro panni.

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Kleiberg-Bliek

MARLEEN KLEIBERG-BLIEK, “SHAKING HANDS”

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LA FRASE DEL GIORNO
Quando sono gli altri a venire da noi, non li conosciamo; siamo noi che dobbiamo andare da loro per imparare chi siano
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JOHANN WOLFGANG GOETHE, Le affinità elettive




Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.


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