OCTAVIO PAZ
TEMPORALE
Il vento lotta al buio col tuo sogno
boscaglia verde e bianca
quercia fanciulla quercia millenaria
il vento ti sradica e trascina e rade al suolo
apre il tuo pensiero e lo disperde
Turbine i tuoi occhi
turbine il tuo ombelico
turbine e vuoto
Il vento ti spreme come un grappolo
temporale sulla tua fronte
temporale sulla tua nuca e sul tuo ventre
Come un ramo secco
il vento ti sbalza
Nel tuo sogno entra il torrente
mani verdi e piedi neri
rotola per la gola
di pietra nella notte
annodata al tuo corpo
di montagna sopita
Il torrente delira
fra le tue cosce
soliloquio di pietre e d'acqua
Sulle scogliere
della tua fronte passa
come un fiume d'uccelli
Il bosco reclina il capo
come un toro ferito
il bosco s'inginocchia
sotto l'ala del vento
ogni volta più alto
il torrente delira
ogni volta più fondo
nel tuo corpo sopito
ogni volta più notte.
(Temporal, da Salamandra, 1962)
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“Vieni, amore mio, vieni a cogliere i fulmini nel giardino notturno. Prendi questo mazzo di scintille azzurre, vieni con me a strappare qualche ora incandescente al blocco di tempo pietrificato”: così scrisse in Libertà sulla parola il Premio Nobel messicano Octavio Paz. Quel connubio di amore e sogno è anche il filo rosso che attraversa tutta questa poesia cucendo una serie di immagini surreali a formare infine quel “temporale” che richiama l’antico mito di Danae.
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EGON SCHIELE, “DANAE”
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LA FRASE DEL GIORNO
L'amore è fatto di sogni e di passione, di abbandono e di richieste. Sogniamo da svegli.
OCTAVIO PAZ
Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998), poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua poesia è fatta di sperimentazione e anticonformismo, un continuo mettersi in discussione del linguaggio, “lotta continua contro la significazione”.
www.liberoslancio.com
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