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martedì 9 febbraio 2016

Viso e maschera

 

EUGENIO MONTALE

CHISSÀ SE UN GIORNO BUTTEREMO LE MASCHERE

Chissà se un giorno butteremo le maschere
che portiamo sul volto senza saperlo.
Per questo è tanto difficile identificare
gli uomini che incontriamo.
Forse fra i tanti, fra i milioni c’è
quello in cui viso e maschera coincidono
e lui solo potrebbe dirci la parola
che attendiamo da sempre. Ma è probabile
che egli stesso non sappia il suo privilegio.
Chi l’ha saputo, se uno ne fu mai,
pagò il suo dono con balbuzie o peggio.
Non valeva la pena di trovarlo. Il suo nome
fu sempre impronunciabile per cause
non solo di fonetica. La scienza
ha ben altro da fare o da non fare.

(da Quaderno di quattro anni, Mondadori, 1977)

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“Pochi istanti / hanno bruciato tutto di noi / fuorché due volti, due / maschere che s’incidono, sforzate / di un sorriso” scriveva Eugenio Montale (1896-1981) in Due nel crepuscolo: una riflessione che sta bene in questo martedì di Carnevale, ripresa nei versi del Quaderno di quattro anni, avvolti ancora di più nella tetraggine negativa che caratterizza tutta la ricerca poetica del premio Nobel. Eppure, un esilissimo raggio di luce, un infinitesimo dubbio riesce comunque a filtrare, quell’individuo in cui maschera e volto coincidono, capace di togliere il velo al mistero, di illuminare il reale con la sua verità così rara.

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Figaro

RAFAL OLBINSKI, “THE MARRIAGE OF FIGARO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Non dal volto si conosce l'uomo, ma dalla maschera.

KAREN BLIXEN, Sette storie gotiche




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.

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