Pagine

giovedì 3 dicembre 2015

Liberate Ashraf Fayadh

 

Ashraf Fayadh

.

“I profeti si sono ritirati / perciò non aspettare che i tuoi tornino da te / e per te”, “il petrolio è incapace di fare del male a eccezione delle tracce di povertà che si lascia alle spalle”, “Rutti, più del tuo solito… / mentre i bar beano i clienti / con recite e ballerine seducenti… // accompagnato dal DJ / reciti le tue allucinazioni / e pronunci la lode di questi corpi oscillanti ai versi dell’esilio”: questi e altri versi simili, definiti dal giudice “strofe malefiche”, sono bastati a un tribunale saudita per condannare a morte il poeta Ashraf Fayadh. La polizia religiosa lo aveva arrestato dopo un alterco in un bar con alcuni avventori che lo accusarono di aver «insultato Maometto e l’Islam nel suo libro di poesie». Il mondo si è mobilitato per chiedere la grazia con la campagna #freeAshraf; i poeti Adonis e Carol Ann Duffy hanno scritto una lettera a re Salman definendosi scioccati. Quello portato ad Ashraf Fayadh è un attacco alla sua vita – soprattutto – ma anche alla libertà (libertà in generale, di stampa, di religione, di parola, di pensiero).

Qui sotto una poesia di Ashraf Fayadh, nella traduzione di Chiara De Luca dalla versione inglese di Mona Kareem.

.

I BAFFI DI FRIDA KAHLO

Ignorerò l’odore del fango, e il bisogno di ammonire la pioggia, e il fuoco che da allora m’imperversa in petto.
Cerco il giusto conforto per la mia situazione, che m’impedisce di leggerti le labbra sebbene lo voglia
O di spazzare via le gocce di nebbia dai tuoi petali rossastri
O di abbassare il livello di ossessione che mi schiaccia se mi accorgo che non mi sei accanto in quel momento
E non lo sarai… Quando sono costretto a giustificare la mia posizione davanti al silenzio punitivo della notte
Fare come se la terra fosse muta, mentre la vediamo in distanza, e che tutto quel che tra noi è avvenuto non fosse altro che un brutto scherzo spinto troppo oltre!

*

Dovrò scansare la mia memoria
E affermare che ho dormito bene.
Ho dovuto stracciare le domande
Che sono giunte in cerca di fondamento, per avere risposte convincenti.
Le domande che, per motivi molto personali, sono giunte dopo il crollo del punto di domanda.

*

Cosa pensi dei giorni che ho trascorso senza di te?
Delle parole evaporate tanto in fretta dal mio greve dolore?
Dei nodi che mi sono stati posti in petto come alghe morte?
Ho scordato di dirti che ci siamo abituati all’assenza (tecnicamente parlando)
E che le speranze hanno perso la strada per i tuoi desideri
E la mia memoria è roccia che subisce l’erosione.
Che sono ancora a caccia della luce, non per vedere, ma perché il buio fa paura… anche se ci siamo abituati!
Basteranno le mie scuse? Per tutto quel che avvenne mentre cercavo d’inventarmi scuse convincenti.

*

Per ogni volta che la gelosia si è accesa nel mio petto
Per ogni volta che la disperazione ha rovinato uno nuovo dei miei giorni bui
Per ogni volta che ho detto che la giustizia avrebbe avuto crampi mestruali e che l’amore era un uomo dalla mente debole nell’autunno degli anni con disfunzione erettile!

*

Lascia che lo specchio spieghi quanto sei bella!
Spazza via quel mucchio polveroso di parole e respira a fondo.
Ricorda quanto ti ho amata e come il tutto si mutò in cortocircuito che avrebbe potuto causare un enorme incendio… in un magazzino vuoto!

.

..

--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
La libertà di un popolo si misura principalmente dal grado di libertà degli scrittori.
CURZIO MALAPARTE, Il battibecco




Ashraf Fayadh (Khan Yunis, Palestina, 1980), artista e poeta di origine palestinese. Attivo nell'organizzazione artistica arabo-britannica Edge of Arabia, ha organizzato mostre di arte sauditaa. Nel novembre 2015 è stato condannato a morte per decapitazione per apostasia. Il tribunale ha converito la condanna in una pena detentiva di otto anni e ottocento frustate.



Nessun commento:

Posta un commento