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domenica 8 novembre 2015

Un po’ d’alga marina

 

DINO CAMPANA

DONNA GENOVESE

Tu mi portasti un po’ d’alga marina
nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
che è corso di lontano e giunge grave
d’ardore, era nel tuo corpo bronzino:
- Oh la divina
semplicità delle tue forme snelle -
Non amore non spasimo, un fantasma,
un’ombra della necessità che vaga
serena e ineluttabile per l’anima
e la discioglie in gioia, in incanto serena
perché per l’infinito lo scirocco
se la possa portare.
Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!

(da Canti orfici, 1914)

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La poesia di Dino Campana è quella di un uomo in continua fuga (dalla famiglia, da se stesso, dal mondo), al limite dell’allucinazione che lo porterà infine al manicomio di Villapulci a Scandicci, dove resterà rinchiuso dal 1918 fino alla morte di setticemia. “Entrato nel cuore della notte, non ne è più uscito”, come scrisse Carlo Bo. I suoi versi sembrano spesso approssimativi ma riescono ad esprimere assai efficacemente quelle sue visioni, quei suoi viaggi. Rientra in esse anche questo ritratto di donna,forse una prostituta, che ha in sé tutto il sapore di Genova – il salino, il mare, il vento – e che, per analogia, gli permette di entrare per una volta in sintonia con il mondo.

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Andre Derain

ANDRÉ DERAIN, “DONNA IN CAMICIA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Amore, primavera del sogno sei sola sei sola che appari nel velo dei fumi di viola.
DINO CAMPANA, Canti orfici




Dino Carlo Giuseppe Campana (Marradi, 20 agosto 1885 – Scandicci, 1º marzo 1932), poeta italiano. l’unico accostabile ai “maudits” del Decadentismo europeo quali Rimbaud. La sua poesia brucia le scorie della tradizione di Carducci e D’Annunzio con un atteggiamento visionario che va oltre le cose e i dati realisticamente intesi. Di lui è nota l’appassionata relazione con Sibilla Aleramo.


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