MARÍA VICTORIA ATENCIA
GODIVA IN BLUE JEANS
Quando supereremo la linea che divide
la sera dalla notte, metteremo un cavallo
alla porta del sogno e, come Lady Godiva,
visto che è quello che vuoi, mostrerò il mio corpo
- le imposte chiuse – per la città che veglia…
No, non è questa, non è questa; la mia poesia non è questa.
Solo il reale conta.
Uscirò vestita di jeans (alle nove
del mattino), maglietta del “Long Play” e sporta
di corda di Guadix (anche se a volte mi graffia
le ginocchia). Poi, tornata dal mercato,
distribuirò per la casa amore, pane e frutta.
(da El mundo de M.V., 1978)
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Una poesia divisa in due: tra sogno e realtà, tra notte e giorno, tra privato e pubblico. Nella prima parte María Victoria Atencia, poetessa spagnola esponente della Generazione del ‘50, vive il sogno erotico di attraversare la città nuda come Lady Godiva, la nobildonna anglosassone che secondo la leggenda una notte cavalcò coperta solo dei suoi lunghi capelli per la città di Coventry – chiuse per proclama tutte le porte e le finestre – prendendo alla lettera la promessa del marito “Sopprimerò il tributo solo se cavalcherai nuda per la città!”. Ma l’altra faccia del sogno è la realtà, il quotidiano. La poetessa-Godiva uscirà invece al mattino vestita di jeans per andare più prosaicamente a fare la spesa al mercato.
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DIPINTO DI JAMES CRANDALL
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LA FRASE DEL GIORNO
La realtà è quella cosa che, anche se smetti di crederci, non svanisce.
PHILIP K. DICK
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