ÁNGEL GONZÁLEZ
SONO BARTOK DI TUTTO
Sono bartok di tutto,
bela
bartok del violino che mi rincorre,
delle sue finte precise,
delle viole sinuose,
dell’insidia che tende l’oboe,
della pesantezza ammonitoria del fagotto,
della furia del vento,
del profondo crepitare del legno.
Risuona bela in tutto bartok: ho
paura.
La musica
ha occupato la mia casa.
Per quel che sento,
può essere pericolosa.
Mandatela fuori.
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La musica che prende tutto, che impregna ogni cosa, che si espande come capita di vedere talvolta nei cartoni animati: in questo caso è quella di Béla Bartók, compositore ungherese della prima metà del Novecento, capace di fondere la musica classica con il folklore popolare superando il romanticismo ottocentesco. È la sua musica a inseguire il poeta spagnolo Ángel González (1925-2008) e a invadere la sua casa.
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LA FRASE DEL GIORNO
La musica è il linguaggio della trascendenza.
EMIL CIORAN, Un apolide metafisico
Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12 gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.
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