VITTORIO SERENI
RIMBAUD
scritto su un muro
Venga per un momento la fitta del suo nome
la goccia stillante dal suo nome
stilato in lettere chiare su quel muro rovente.
Poi mi odierebbe
l'uomo dalle suole di vento
per averci creduto.
Ma l'ombra volpe o topo che sia
frequentatrice di mastabe
sfrecciante via nel nostro sguardo
irrelata ignorandoci nella luce calante…
Anche tu l'hai pensato.
Sparito. Sgusciato nella sua casa
di sassi di sabbia franante
quando il deserto ricomincia a vivere
ci rilancia quel nome in un lungo brivido.
Luxor, 1979
(da Stella variabile, 1981)
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Vittorio Sereni segue le tracce di Arthur Rimbaud in Egitto: il poeta francese cercò in Africa risposte alla sua inquietudine – “La mia giornata è finita; abbandono l’Europa. L'aria marina mi brucerà i polmoni, i climi sperduti mi abbronzeranno” – trovandovi impiego come carovaniere, commerciante di caffè, mercante d’armi. Quel nome RIMBAUD, inciso a stampatello sul vecchio muro di una “màstaba”, una tomba della città di Luxor, non certamente dal poeta, ricorda a Sereni la travagliata esistenza del giovane francese, “l’uomo dalle suole di vento” come lo definì l’amico Paul Verlaine: la sua ombra, apparsa per un momento è sfuggita ancora una volta lasciando dietro di sé l’emozione della poesia.
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FOTOGRAFIA © ALAN FILDES
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LA FRASE DEL GIORNO
Scrivevo silenzi, notti, segnavo l'inesprimibile. Fissavo vertigini.
ARTHUR RIMBAUD, Una stagione all’inferno
Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.
Fu un viaggio interessante dove capitai per caso. Letterati, editori, architetti, una Mondadori, presidenti di società... era il 1979 e fu eletta la Tatcher , notizia urbi et orbi.
RispondiEliminaLì iniziò la mia conoscenza con Vittorio Sereni che ovviamente mi era stato fino a quel momento totalmente sconosciuto. Fu però la sera stessa che la conoscenza diventò simpatia e in seguito amicizia,quando mi ...ammirò mentre (fui invitato) mi esibii con una 'danseuse' del luogo dal ché ,lui, Vittorio, mi battezzò: "Abbiamo il nostro John Travolta". Così il viaggio-scoperta lungo quella terra e la magnifica Abu Simbel sebbene ...riallocata, divenna ancora più piacevole (lui era interista convinto e mi colpì poi quando arrivò Leonardo Mondadori, milanista, e lì fu divertente anche perché per me il calcio era rimasto Pelé e basta).
Insomma.
Camminavamo nei dintorni della Valle dei Templi sotto il sole degli inizi di marzo del 1979, e cercando di evitare alcune signore che disquisivano sulla posologia di Bimixin suggeribile per l'occasione mi allontanai cercando il cielo azzurro stanco di tutte quelle vestigia un po' opache benché monumentali, fu lì che vidi la scritta RIMBAUD, ad altezza di un Harlem Globetrotter, cosa che mi sembrò (la scritta...)degna d'interesse. Chiamai Sereni...e lì iniziò la lunga storia di ricerca continuata anche poi a Milano e di cui carinamente Vittorio mi tenne informato con suoi scritti in proposito. Certezza del passaggio del 'Maudit' da quelle parti non ce n'era, ma il fascino di quella scritta non perse smalto,tanto che ne sortìcome si sa una poesia, e poi la 'cronaca' di quella ...scoperta nel suo libro "Gli Immediati dintorni" primi e secondi, edizione Il Saggiatore dell'ottobre 1983, dove il signore " della comitiva " e poi "interlocutore" ero io.
Ebbi modo anche di porgli qualche domanda, sempre anticipata dalla mia affermazione "Vittorio, poi qualche volta qualcuna delle tue poesie vorrei leggerla con te così me la spieghi se annaspo".
Fu un bel viaggio, che ricordo ancora oggi molto volentieri,e che fortunatamente facemmo quando l'Egitto era ancora frequentabile senza scorta armata, e in seguito anche sull'onda di quelle forti sensazioni (dei miei numerosi viaggi non ricordo altri luoghi che mi abbiano colpito così profondamente) frequentai Vittorio e la sua gentilissima moglie durante qualche giornata d'estate quando lo raggiungevamo a Bocca Di Magra, suo 'buen retiro' specie per il bagno a 'Punta Bianca'.
Sua figlia Silvia, che conbbi in quanto sua accompagnatrice in quella sua seconda visita ai faraoni, ebbe poi la gentilezza di mandarmi il libro con una commovente dedica,"per la bella pagina di questo libro (...).
E' morto a settant'anni che sembrava a me ne avesse dieci di meno. E con qualche doloroso recrimanazione da parte della moglie circa certe cure mediche che sarebbero dovute essere fatte forse meglio.
Claudio Fantuzzi-Firenze
Grazie per questa testimonianza, che arricchisce il post facendo sentire il lettore dentro la storia.
RispondiEliminaERRATA CORRIGE
RispondiEliminaOvviamente non era la Valle dei Templi (ché qui Agrigento non c'entra nulla), ma la
Valle dei Re. Me ne scuso. cf