WISŁAWA SZYMBORSKA
DISCORSO ALL’UFFICIO DEGLI OGGETTI SMARRITI
Ho perso qualche dea per via dal Sud al Nord,
e anche molti dei per via dall’Est all’Ovest.
Mi si è spenta per sempre qualche stella, svanita.
Mi è sprofondata nel mare un’isola, e un’altra.
Non so neanche dove mai ho lasciato gli artigli,
chi gira nella mia pelliccia, chi abita il mio guscio.
Mi morirono i fratelli quando strisciai a riva
e solo un ossicino festeggia in me la ricorrenza.
Non stavo nella pelle, sprecavo vertebre e gambe,
me ne uscivo di senno più e più volte.
Da tempo ho chiuso su tutto ciò il mio terzo occhio,
ci ho messo una pinna sopra, ho scrollato le fronde.
Perduto, smarrito, ai quattro venti se n’è volato.
Mi stupisco io stessa del poco di me che è restato:
una persona singola per ora di genere umano,
che ha perso solo ieri l’ombrello sul treno.
(Przemówienie w biurze znalezionych rzeczy da Ogni caso, 1972 – Trad. Pietro Marchesani)
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La vita non è mai sfuggita alle osservazioni della poetessa polacca Wisława Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura nel 1996. Con la sua disincantata ironia scava all’interno dei giorni, ricostruisce attraverso i suoi elenchi il mondo come se incastrasse tessere di un puzzle. È l’intera storia dell’umanità che si riversa condensata in questi versi, dai primissimi passi dell’evoluzione alla nascita del pensiero, tutte memorie ancestrali delle quali non serbiamo traccia alcuna.
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FOTOGRAFIA © BLOOD AND CHAMPAGNE/TUMBLR
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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni inizio infatti / è solo un seguito / e il libro degli eventi / è sempre aperto a metà.
WISŁAWA SZYMBORSKA, La fine e l’inizio
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