TU FU
LA BREZZA DEI BOSCHETTI DI BAMBÙ
La brezza dei boschetti di bambù
penetra fresca nella stanza. Chiari
raggi di luna nel cortile danzano.
Rade stelle scintillano; le lucciole
si spostano nel buio, e presso il fiume
s’alza il richiamo degli uccelli acquatici.
E meditando su una strana cosa:
che tutto il mondo si affidi alla guerra,
non alla pace - in dolorosa veglia
io trascorro la notte.
(da La voce dell’acqua, C.R.T., 2002 – Traduzione di Margherita Guidacci)
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Una scena idilliaca quella che canta il poeta cinese Tu Fu: l’acqua che scorre, i riflessi argentei della luna, il vento leggero che accarezza le foglie dei bambù. E la meditazione che viene spontanea al poeta, costretto a una vita vagabonda dalla sanguinosa ribellione di An Lushan del 755, è un’accorata domanda: perché gli uomini devono rovinare tutto questo con la guerra? Perché devono devastare il mondo e la sua pace?
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YUAN BO, “BAMBOO POEM”
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LA FRASE DEL GIORNO
Anche i grammatici hanno intuito la natura della guerra: alcuni sostengono che essa si chiama «bellum» per antitesi, perché non ha niente di buono né di bello; la guerra è «bellum» nello stesso senso in cui le Furie sono le «Eumènidi». Altri preferiscono far derivare la parola «bellum» da «bellua», belva: perché è da belve, non da uomini, impegnarsi in uno sterminio reciproco.
ERASMO DA ROTTERDAM, Adagia
Questa è una domanda che mi sono posta molte volte... il mondo è il nostro Paradiso, perché rovinare sempre tutto?
RispondiEliminaBuona giornata, Federica