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domenica 5 ottobre 2014

Quattro baci

 

RUBÉN BONIFAZ NUÑO

QUAL È LA DONNA CHE RICORDIAMO

Qual è la donna che ricordiamo
guardando il seno della vicina
sull’autobus; a chi spetta il posto
vuoto al nostro lato, al cinema?
A chi appartiene l’orecchio
che udrà la parola più nascosta
che siamo, di chi la testa
che al nostro fianco nasce dai sogni?

Ci sono volte che non sopporto tanta
tristezza, e allora ti ricordo.
Ma non sei tu. Nacquero stanchi
il nostro lungo amore e i nostri brevi
amori; i quattro baci e i quattro
incontri che abbiamo avuto. Siamo tristi.
Insieme inventavamo un concerto
per infelicità e orchestra e restavamo
ad ascoltarlo seri, solenni,
e non abbiamo sentito niente. Siamo soli.

Tu non lo saprai mai, ne sono certo,
che ho scritto questi versi per te sola;
che ho pensato a te scrivendoli. Sono tuoi.

Perdonami. Per un momento
ho dimenticato con chi stavo parlando.
E non ho sentito il colpo della mia finestra
che si chiudeva. Ero da un’altra parte.

(da Los demonios y los días, 1956)

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È un amore sofferto quello che narra il poeta messicano Rubén Bonifaz Nuño: nasce dalla passione certo, ma si macera nell’infelicità, eppure in una sorta di amore-odio catulliano continua a riproporsi, a ricucire e a ferire, a raddolcire e spezzare. Sembra tutto finito anche in questa poesia, ma la quartina finale è un vero e proprio colpo di scena, un coup de théâtre poetico.

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Hopper

EDWARD HOPPER, “OFFICE IN A SMALL CITY”

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LA FRASE DEL GIORNO
Si conosce di più l'amore attraverso l'infelicità che procura che per la felicità, spesso misteriosa, che diffonde nella vita degli uomini.
ÉMILIE DU CHÂTELET, Discorso sulla felicità




Rubén Bonifaz Nuño (Córdoba, 12 novembre 1923 – Città del Messico, 31 gennaio 2013),​ poeta messicano. La sua formazione umanistica lo ha portato verso una poesia di sintesi in cui coincidono rigore classico e parole in libertà, l'oscuro e spesso atroce universo azteco nahuatl e la tradizione greco-romana.


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