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domenica 14 settembre 2014

Una stanza molto grande

 

JUAN GELMAN

IL TAGLIO

La poesia non fa sì
che qualcosa accada, disse W.H. Auden.
A malapena sopravvive, disse.
Non disse perché. Sopravvive come
sopravvive l'impossibilità.
Vale a dire, il nostro amore,
o il bisonte che traccia croci sulla sabbia
dimentico dei suoi denti da latte.
Questo è bello. Significa
che il freddo di conoscersi
può avere un altro destino.
Ciò che nessuno ha detto
sta al di sotto delle maschere
di cui la verità ha bisogno.
Le mie voglie di baciare e di parole
sono una stanza molto grande dove
siede assurdamente il cuore.
Vale a dire, sopravvive.
Nel taglio delle sue strani correnti.

(da Valer la pena, 2001 - Traduzione di  Laura Branchini)

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Il taglio, la ferita è la poesia. L’argentino Juan Gelman, parlando di questi versi, e in particolare della citazione presa da W.H.Auden, spiegò: “Mi riconosco nell’immagine della ferita segreta. Difatti, la prima ferita che il bambino ha nella culla è la parola. La parola che viene dal cuore. Tutti siamo stati - e molti di noi continuano a esserlo, nel ricordo - feriti dalla parola che entra nella culla provenendo da fuori. È la prima ferita e non si chiuderà mai. Perché per alcuni questa ferita passi per la scrittura, sanguini in parole, e per altri no, è un mistero che non scioglieremo mai”. Da lì tutta la vita del poeta si sviluppa: è una ricerca della verità sotto le maschere, è una stanza troppo grande dove il cuore attende e ama e desidera, è un’impossibilità che tuttavia esiste.

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Hopper

EDWARD HOPPER, “INTO PHILOSOPHY”

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LA FRASE DEL GIORNO
Non so perché ti amo. So che per questo ti amo.
JUAN GELMAN, Valer la pena




Juan Gelman (Buenos Aires, 3 maggio 1930 – Città del Messico, 14 gennaio 2014), poeta, scrittore e giornalista argentino. Vincitore del Premio Cervantes nel 2007, è autore di una poesia esistenziale con accenti lirici e intimisti, divenuta più sociale con l’avvento della dittatura militare (il figlio e la nuora furono sequestrati e uccisi dal regime, la nipote data in adozione) e l’esilio.


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