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giovedì 18 settembre 2014

Mi ridi sul petto

 

ALFONSO GATTO

DENTRO L’AMORE

Al segno che ti dà la stanza sciogli
sulla parete l’ombra dei capelli,
le braccia alzate, la flessuosa voglia
d’avermi, e già dal ridere mi volti
nella raffica buia, mi cancelli
per affiorare dal lamento vano.
Smarrita, nel cercarmi con la mano,
nel distinguermi il volto, grata, piena
d’aperto e poi ripresa dalla lena
della dolcezza, calma a poco a poco
come in un lungo brivido. Dal gioco
degli occhi che balbettano mi ridi
sul petto a colpi di piccoli gridi.

(da Poesie d’amore, 1973)

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In diretta dalla passione, dall’eros, dall’amore fisico arriva questa poesia di Alfonso Gatto, che ritrae come una soggettiva i piccoli gesti dell’amata e le emozioni che le affiorano sul viso. È lo stesso Gatto a spiegare il senso dei versi in una delle note alla raccolta: “L'essere dentro l’amore fisico, nello stretto intenso di noi, ci apre agli spazi e ai traslati della nostra ideazione: sul fatto le libere risorse del fare: quel che è appreso, scoperto: una sorpresa, un treno di «figure». L’amore innato (congenito) nasce sul momento”.

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Karbabi

RINA KARKABI, “ENCHANTED MELODY”

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LA FRASE DEL GIORNO
Circolo chiuso ad ogni essere è l’amore che lo regge.
ALFONSO GATTO, Poesie




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


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