HERMANN HESSE
SUL PASSO DELLO JULIER IN AUTOMOBILE
Rupi a strapiombo, distese di massi
alghe grigiastre e smorte, verdi, rosse
cime di rocce aguzze erte al cielo
nubi impigliate alle creste come un velo
pozze d’acqua palustre mute e opache
vento tagliente e gelido a folate
squarci sanguigni come ferite inferte
alle alte pareti scabre e irte.
Una strada attraversa il paesaggio
sinuosa e netta, una volta passaggio
di eserciti, di pellegrini e viandanti
oggi soltanto di macchine rombanti.
E chi le guida si potrebbe rifugiare
nella quieta natura, nel cuore
dell’estate, lontano dal rumore:
ma non c'è tempo, bisogna andare, andare
a Bivio, a Coira, Parigi e Berlino.
E via, di corsa, ancor lungo è il cammino,
solo uno sguardo alle nubi tra le creste
alle opache pozze d’acqua palustre,
alle rocce grigie: l’automobile
ci trascina nella corsa inesorabile,
sale, discende, fugge via. Impassibile
il mondo di pietra s’erge ormai remoto
e troppo tardi noi pensiamo: “peccato...”
(Traduzione di Donata Berra)
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Capita, capita sempre più spesso in questi tempi di velocità dove tutto è consumato rapidamente, persino le vacanze. Capita di non avere più la capacità di fermarsi, di sostare, di cedere all’emozione di un’immagine, allo spettacolo della natura. Come in questi versi del Premio Nobel svizzero Hermann Hesse in cui il grande romanziere autore di Siddartha si rammarica del fatto di non poter vivere diversamente il viaggio che lo porta sul passo dello Julier, in Engadina: l’auto corre veloce, sarà presto al primo paese dopo il passo, Bivio, e poi sempre più lontano. “Peccato…”, conclude Hesse. Peccato, davvero. È così bello prendersela comoda, ascoltare il vento e la voce dei torrenti, camminare nei boschi oppure perdere la nozione del tempo osservando il mare e le vele, scrutare con lo sguardo l’orizzonte. Senza fretta…
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FOTOGRAFIA © HISTORIC PHOTOGRAPHS
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LA FRASE DEL GIORNO
Tra le molteplici definizioni che si possono attribuire al nostro specifico momento storico ve n'è una che forse, meglio delle altre, coglie il suo spirito: il nostro presente è l'epoca della fretta.
DIEGO FUSARO, Essere senza tempo
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..nella mia ignoranza...si "affonda" molto bene in questi versi.
RispondiElimina...bella.
ciaoo Vania:)
alla fine non è altro che un elogio della lentezza, un invito ad assaporare maggiormente e consapevolmente la vita, a "vivere" e non a "essere vissuti"
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