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giovedì 3 luglio 2014

Vieni, entra e governa

 

MANUEL JOSÉ ARCE

CIAO

Tu, che giungi camminando
dal fondo della mia vita;
che porti come una bandiera
la musica delle tue risa;
tu che negli occhi nascondi
ciò di cui la mia anima ha bisogno;
tu, che nel mio petto hai vissuto
per anni addormentata
e oggi mi risvegli di colpo
tanto che non ha spazio
il mio piccolo cuore
per questa esplosione di felicità.
Sei il fiume dove volli
un giorno porre delle dighe.
Oggi che si è levata la tua corrente
non ci sono dighe che le resistano.
Nella casa del mio petto,
nel sonno e nella veglia,
nelle strade delle mie mani,
nelle città dei miei giorni,
nella patria dei miei passi
e nel paese della mia vita
vieni, entra e governa: è il tuo regno,
la tua vittoria, la tua conquista.

 

“Omnia vincit amor et nos cedamus amori”: ritorna il vecchio adagio di Virgilio a commentare un’altra poesia sulla forza dell’amore, questo amore che vince ogni resistenza, che travolge come un fiume in piena tutte le dighe erette per bloccarne il corso dal poeta guatemalteco Manuel José Arce: solo ora che regna incontrastato, tuttavia, si accorge che proprio quella era la fonte della felicità.

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
L'amore, sono lo spazio e il tempo resi sensibili al cuore.
MARCEL PROUST, La prigioniera




Manuel José Leonardo Arce Leal (Città del Guatemala, 13 maggio 1935 - Albi, Francia, 22 settembre 1985), poeta, scrittore, drammaturgo e giornalista guatemalteco. Negli Anni '80 dovette rifugiarsi in esilio in Francia per sfuggire alle minacce del regime di Lucas García.


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