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lunedì 16 giugno 2014

La poesia è scala a Dio

 

EUGENIO MONTALE

SIRIA

Dicevano gli antichi che la poesia
è scala a Dio. Forse non è così
se mi leggi. Ma il giorno io lo seppi
che ritrovai per te la voce, sciolto
in un gregge di nuvoli e di capre
dirompenti da un greppo a brucar bave
di pruno e di falasco, e i volti scarni
della luna e del sole si fondevano,
il motore era guasto ed una freccia
di sangue su un macigno segnalava
la via di Aleppo.

(da La bufera e altro, 1956)

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Riecheggia la voce di Dante in questa poesia di Eugenio Montale. E sembra di rivedere quegli antichi schemi che dipingevano la Divina Commedia: “La dolce donna dietro a lor mi pinse/ con un sol cenno su per quella scala”. Montale, nel suo ricercare scettico e fondamentalmente negativo talora deve ricredersi, deve vacillare – come in questo scenario tra le colline polverose non lontano da Aleppo: quella freccia di sangue che indica il cammino segna anche un’altra strada.

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Late sun hits the walled city of Ar Rasafeh, Syria.

FOTOGRAFIA © MANFRED SCHWEDA

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LA FRASE DEL GIORNO
Io sono stato un poeta che ha scritto un'autobiografia poetica senza cessare di battere alle porte dell'impossibile. Non oserei parlare di mito nella mia poesia, ma c'è il desiderio di interrogare la vita.
EUGENIO MONTALE




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.

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