EFRAÍN BARTOLOMÉ
CICATRICE DELL’ARIA
Spalanco le tende della notte
ed entra il rumore di Tuxtla nella camera d’hotel
dove
come una cicatrice dell’aria
arde il ricordo del tuo corpo
La precisione perfetta dello specchio
mi rimanda un’immagine incompleta
confusa
Sei in viaggio in questo istante che si allunga
e so che hai sonno
e so che anche tu guardi l’oscurità
il tuo sguardo penetra gli occhi della notte
e viaggia per incontrare
come in fondo a un pozzo
un altro sguardo ardente
Sono chi ti vede dalla notte aperta dietro il vetro
È la notte di Tuxtla
Il rumore stemperato dalla distanza
La nebbia dell’angoscia come un muro di immagini
E l’aleggiare lentissimo del sonno.
(da Musica solare, 1984)
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Ancora una poesia sull’assenza della persona amata: è del poeta messicano Efraín Bartolomé. La scena stavolta è una stanza d’albergo di Tuxtla, capitale dello stato del Chiapas: ed è lì che va in scena il ricordo – appare come una cicatrice nell’aria della notte, una volta spalancate le tendine e aperto la vista alle luci della città notturna. Il pensiero vola lontano, partendo lì, raggiunge l’amata che forse nello stesso istante vive un identico stato d’animo, lontano, in un’altra città.
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HART DYKE, “ASPETTANDO NELLA CAMERA DELL'HOTEL, 2010”
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LA FRASE DEL GIORNO
L'assenza attenua le passioni mediocri e aumenta le grandi, come il vento spegne le candele e ravviva il fuoco.
FRANÇOIS DE LA ROCHEFOUCAULD, Massime
Bella la poesia e anche molto il quadro di commento.
RispondiEliminasì, in questo caso il dipinto è un’altra poesia, anzi la stessa
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