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lunedì 21 aprile 2014

L’angelo buono

 

RAFAEL ALBERTI

L’ANGELO BUONO

Venne quello che amavo,
quello che invocavo.

Non quello che spazza cieli senza difese,
astri senza capanne,
lune senza patria,
nevi.
Nevi di quelle che son cadute da una mano,
un nome,
un sogno,
una fronte.

Non quello che ai suoi capelli
legò la morte.

Ma quello che amavo.

Senza graffiare i venti,
senza ferire foglie o agitare cristalli.

Quello che ai suoi capelli
legò il silenzio.

Per scavarmi nel petto, senza farmi male
di luce dolce una riva
e render navigabile la mia anima.

(da Degli angeli, 1929 – Traduzione di Vittorio Bodini)

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Il Lunedì dell’Angelo. Il messaggero che apparve a Maria per annunciare l’incarnazione di Gesù, che apparve ai pastori per segnalarne la nascita, che apparve alle donne al sepolcro per comunicarne la resurrezione. Per il poeta andaluso Rafael Alberti è un altro tipo di angelo, un intimo messaggero che viene dai meandri della psiche, dall’inconscio, dall’io. Come questo, quello “buono”, capace di originare una sorta di illuminazione, di aprire l’anima alla sua consapevolezza.

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Van Eyck

JAN VAN EYCK, “ANNUNCAZIONE”, PARTICOLARE

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LA FRASE DEL GIORNO
A noi venìa la creatura bella, / biancovestito e ne la faccia quale / par tremolando mattutina stella.
DANTE ALIGHIERI, Purgatorio




Rafael Alberti Merello (El Puerto de Santa María, 16 dicembre 1902 - 28 ottobre 1999), poeta spagnolo. Membro della Generazione del ‘27. Il suo lirismo si evolve da una poesia più intellettuale e astratta alla violenza satirica di opere quali Capital de la gloria (1936-1938) e infine a un più delicato e nostalgico intimismo.


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