VITTORIO BODINI
LECCE
Biancamente dorato
è il cielo dove
sui cornicioni corrono
angeli dalle dolci mammelle,
guerrieri saraceni e asini dotti
con le ricche gorgiere.
Un frenetico gioco
dell'anima che ha paura
del tempo,
moltiplica figure,
si difende
da un cielo troppo chiaro.
Un’aria d’oro
mite e senza fretta
s’intrattiene in quel regno
d’ingranaggi inservibili fra cui
il seme della noia
schiude i suoi fiori arcignamente arguti
e come per scommessa
un carnevale di pietra
simula in mille guise l'infinito.
(da Dopo la luna, 1956)
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Dopo la Trieste di Umberto Saba, ecco un altro poeta che inneggia alla sua città: Vittorio Bodini nacque in realtà a Bari, ma fu portato ancora in fasce a Lecce, dove visse per lunghi periodi, intervallati dagli anni accademici a Firenze e Madrid, prima di trasferirsi a Roma. Naturalmente a Lecce è il barocco a farla da padrona, quel carnevale di statue e di fregi che caratterizza i palazzi e le chiese della città, talmente particolare per il suo stile da essersi meritato l’appellativo di “barocco leccese”.
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FOTOGRAFIA © VISUAL PUGLIA
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LA FRASE DEL GIORNO
Quelle architetture barocche: scenografiche, ardite, abbaglianti concretizzazioni di sogni, realizzazioni di fantastiche utopie.
VINCENZO CONSOLO, Il barocco in Sicilia
Bravo il leccese! Ma quanti poeti bravi ci sono in giro? Millanta?
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