OCTAVIO PAZ
PAROLE IN FORMA DI POLVERIO
A José Emilio Pacheco
Apro la finestra
che dà
su nessuna parte
La finestra
che si apre verso dentro
Il vento
solleva
istantanee lievi
torri di polvere turbinante
Sono
più alte di questa casa
Stanno dentro
questo foglio
Cadono e si rialzano
Prima di dire
qualcosa
al piegare il foglio
si disperdono
Turbini d'echi
aspirati inspirati
dal loro proprio girare
Adesso
si aprono in un altro spazio
Dicono
non ciò che dicemmo
un'altra cosa sempre altra
la stessa cosa sempre
Parole del poema
che giammai diciamo
È il poema a dire noi
(da Ritorno, 1976 – Traduzione di Franco Mogni)
.
Devo dire che la visione poetica del premio Nobel messicano Octavio Paz è molto vicina a quella che ho io: la poesia è una specie di autoanalisi fatta in pubblico, è una visione dell’io e delle sue interpretazioni. Così il procedimento di formazione di una poesia è questo interno turbinio che solleva la polvere e porge la visione delle cose, permettendo alla poesia stessa di esprimersi: “Sul foglio di carta / il poema si fa / come il giorno / sulla palma dello spazio”.
.
FOTOGRAFIA © THE AUSTRALIAN
.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
Contro il silenzio e il rumore invento la Parola, libertà che si inventa e mi inventa ogni giorno.
OCTAVIO PAZ, Libertà sulla parola
Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998), poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua poesia è fatta di sperimentazione e anticonformismo, un continuo mettersi in discussione del linguaggio, “lotta continua contro la significazione”.
Autoanalisi fatta in pubblico? Tengo scuorno, un po' mi vergogno....
RispondiEliminaBe', sì... Ma, in fondo, la poesia quello è!
RispondiElimina