ALCEO
ALLA FOCE DELL’EBRO
Ebro, il più bello dei fiumi,
che nella Tracia con forte suono scorri
lungo terre famose pei cavalli,
al purpureo mare presso Aino tacito scendi.
E lì molte fanciulle muovono
molli sulle anche: con l’acqua chiara
nel palmo delle mani, come con olio
addolciscono la pelle.
(Traduzione di Salvatore Quasimodo)
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Sulla traduzione di Salvatore Quasimodo e sulla sua aderenza al testo classico si può disquisire, ma è altrettanto indubitabile che la sua versione più “moderna” renda giustizia agli antichi lirici greci. Quasimodo dice di aborrire ”quella terminologia classicheggiante (per intenderci: opimo, pampineo, rigoglio, fulgido, florido, ecc.)”. Certo, il rischio è quello di una “ricreazione” del testo ad opera del poeta secondo i propri canoni e la propria esperienza. Forse il delta dell’Ebro, non lontano dall’attuale confine con la Turchia, si trasforma nella foce del Ciane, ma lo spirito di Alceo (VII-VI secolo avanti Cristo), poeta esule che rimpiange la sua terra lontana, è vivissimo come la nostalgia di Quasimodo per la Sicilia.
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VICTOR REGNART, “LES BAIGNEUSES”
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LA FRASE DEL GIORNO
La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio.
FRANZ KAFKA
..qui non posso che dire grazie del tuo commento.:)
RispondiEliminaciaoo Vania:)
prego...
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