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lunedì 26 agosto 2013

Mattine ancorate come barche

 

EUGENIO MONTALE

SUL MURO GRAFITO

Sul muro grafito
che adombra i sedili rari
l'arco del cielo appare
finito.

Chi si ricorda più del fuoco ch’arse
impetuoso
nelle vene del mondo; in un riposo
freddo le forme, opache, sono sparse.

Rivedrò domani le banchine
se la muraglia e l’usata strada
nel futuro che s’apre le mattine
sono ancorate come barche in rada.

(da Ossi di seppia, 1925)

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Il muro è un tema importante nella poetica di Eugenio Montale: in Meriggiare pallido e assorto il Premio Nobel genovese scrive di “sentire con triste meraviglia/ com’è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare una muraglia / che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”. Qualche poesia più in là, qualche passo più avanti negli Ossi di seppia c’è ancora questo muro grafito a limitare il cielo – un’altra immagine per quell’«oltre» che è impedito al poeta e che rimane al di là come “il palpitare lontano di scaglie di mare” della poesia citata. La consolazione – o la condanna, dipende dai punti di vista – è nella quartina finale, in quel futuro di mattine ancorate come barche.

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plein-air-harbor-jay-johnson

JAY JOHNSON, “PLEIN AIR HARBOR”

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LA FRASE DEL GIORNO
Forse la cosa migliore del futuro è che arriva solo un giorno alla volta
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DEAN ACHESON




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.

4 commenti:

  1. E un giorno alla volta va bene...
    Ciao :)

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  2. ..direi anche..metaforicamente...matite grigie e colorate da consumare.:)

    ciaoo Vania:)

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  3. matite che si consumano, bella metafora... naturalmente per artisti o per chi ha bambini

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