8 marzo. Festa della donna – anche se per me la festa della donna è ogni giorno – e per celebrare l’anniversario anche la Poesia è donna: ecco le voci di quattro poetesse del Novecento: le italiane Daria Menicanti e Amelia Rosselli e le statunitensi Anne Sexton e Sylvia Plath. Una mimosa virtuale per tutte le lettrici…
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DARIA MENICANTI
CASALINGA, MA
Ho intonacato i quattro muri in bianco
attorno ci ho messo uno schianto
di fiori, un sussurro di piante.
All’interno velluti
odore arso di arance.
E, appena finita la casa,
ne sono sgusciata da un fianco.
(da Poesie per un passante, Mondadori, 1978)
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AMELIA ROSSELLI
O MIO FIATO CHE CORRI LUNGO LE SPONDE
O mio fiato che corri lungo le sponde
dove l’infinito mare congiunge braccio di terra
a concava marina, guarda la triste penisola
anelare: guarda il moto del cuore
farsi tufo, e le pietre spuntate
sfinirsi
al flutto.
(da Variazioni belliche, Garzanti, 1964)
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ANNE SEXTON
MAGIA NERA
Una donna che scrive è troppo sensibile e sensuale,
quali estasi e portenti!
Come se mestrui bimbi ed isole
non fossero abbastanza, come se iettatori e pettegoli
e ortaggi non fossero abbastanza.
Crede di poter prevedere gli astri.
Nell'essenza una scrittrice è una spia.
Amore mio, così io son ragazza.
Un uomo che scrive è troppo colto e cerebrale,
quali fatture e feticci!
Come se erezioni congressi e merci
non fossero abbastanza; come se macchine galeoni
e guerre non fossero già abbastanza.
Come un mobile usato costruisce un albero.
Nell'essenza uno scrittore è un ladro.
Amore mio, tu maschio sei così.
Mai amando noi stessi,
odiando anche le nostre scarpe, i nostri cappelli,
ci amiamo preziosa, prezioso.
Le nostre mani sono azzurre e gentili,
gli occhi pieni di tremende confessioni.
Ma quando ci sposiamo
ci abbandoniamo ai figli, disgustati.
Il cibo è troppo e nessuno è restato
a mangiare l'estrosa abbondanza.
(da L’estrosa abbondanza, Crocetti, 1997 – Traduzione di Rosaria Lo Russo)
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SYLVIA PLATH
ZITELLA
E così questa particolare ragazza
In una cerimoniosa passeggiata d'Aprile
Col suo più recente pretendente
Si trovò all'improvviso oltremodo sconvolta
Dalla sfrenata babele degli uccelli,
Da quel mare di foglie.
In preda a questo tumulto, osservava
I gesti del suo innamorato che sbilanciavano l'aria,
E il proprio passo vagante ineguale
In quel solitario rigoglio di felci e fiori,
Giudicava i petali in scompiglio,
E la stagione in generale, sciatta.
Come desiderò allora l'inverno! -
Scrupolosamente austero nel suo ordine
Di bianco e nero
Ghiaccio e roccia, ogni senso nei suoi limiti,
E la gelida disciplina del cuore
Esatta come fiocco di neve.
Ma ecco - un germogliare
Anormale abbastanza da mettere in scompiglio
Le sue regali cinque facoltà -
Un tradimento da non tollerare. Si, impazziscano pure
Gli idioti nel manicomio primavera:
Lei se ne tirò subito fuori.
E mise tutt'intorno alla sua casa
Tale una barricata di spine e impedimenti
Contro quella stagione sediziosa
Che nessun uomo all'assalto poté sperare d'infrangerla
Per anatemi, pugni o terrore
E nemmeno per amore.
(da Lady Latham e altre poesie, Mondadori, 1976 – Traduzione di Giovanni Giudici)
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LA FRASE DEL GIORNO
Tu sei donna. Tu hai seni, lacrime e petali.
VINÍCIUS DE MORAES, L’amore degli uomini
..mi vien da dire che ogni donna è un pallino giallo di mimosa...mai uguale.
RispondiElimina..grazie della tua virtual mimosa:)
ciaooo Vania:)
Lo sapevo che avresti pubblicato qualcosa di speciale per oggi!
RispondiEliminaGrazie e ti auguro una meravigliosa giornata.
Federica
è tardi, ma rinnovo gli auguri, Vania e Federica
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