Pagine

sabato 6 ottobre 2012

Nguyễn Chí Thiện

 

Nguyễn Chí Thiện, poeta vietnamita, è morto a Santa Ana, in California, il 2 ottobre. Era nato ad Hanoi nel 1939 e fu l’intellettuale di punta della dissidenza anticomunista ai tempi del Vietnam del Nord: la sua dura e integra opposizione gli costò 27 anni trascorsi tra carcere e campi di rieducazione tra il 1961 e il 1988 prima di espatriare in Francia e negli Stati Uniti. Nel 1979, durante un breve periodo di libertà, riuscì a consegnare 400 manoscritti all’ambasciata britannica, gesto che gli costò un nuovo lunghissimo periodo di carcere. Gli anni di detenzione gli valsero il riconoscimento di Amnesty International nel 1986 e di Human Rights Watch nel 1995. Il suo capolavoro è la raccolta Fiori dall’inferno, che contiene le poesie mandate a memoria nelle prigioni e nei lager vietnamiti e poi scritte su carta quando veniva inviato ai campi di lavoro. La sua è una poesia di testimonianza: come egli stesso affermò in alcuni versi del 1975: “Non c’è niente di bello nella mia poesia, / è come una rapina in strada, un’oppressione, la tosse sanguinolenta della tubercolosi / Non c’è niente di nobile nella mia poesia / è come la morte, il sudore, le canne dei fucili / La mia poesia è fatta di immagini orribili / come il Partito, l’Unione della Gioventù, i nostri capi, il Comitato Centrale / La mia poesia difetta di immaginazione / ma è vera come la prigione, la fame, la sofferenza / La mia poesia è per la gente comune / perché la leggano e vedano attraverso i cuori neri dei rossi demoni”.


/font>FOTOGRAFIA © JEAN LIBBY

.

da FIORI DALL’INFERNO

NOTTE NELLA GIUNGLA

Notte nella giungla – continua a piovere, i tetti gocciolano,
Tremando di freddo ci abbracciamo le ginocchia, commerciamo sguardi.
Il punto azzurro di fuoco di una lampada a olio.
Il secchio per l’urina, quello per gli escrementi.
Il letto pieno di insetti che mordono.
Il Capodanno di un prigioniero, nel 1961.

1961

.

.

MIA MADRE

Mia madre negli anniversari o nei giorni di festa
suole congiungere le mani e pregare a lungo.
Il suo vestito color zafferano è un po’ sbiadito
ma vorrei vederla tirarlo fuori per l’occasione.
La mia vita è piena di sofferenza e d’ingiustizia
mia madre deve sempre pregare per me
un figlio che ha visto così tante detenzioni
facendo scorrere rivoli di lacrime sulle guance della mamma.
Seduto accanto a lei mi trovo così piccolo
vicino a questo suo grande grande amore materno.
Madre, ho solo un desiderio
ed è di non stare mai lontano da te!
Così, ogni volta che siedi in preghiera
per tuo figlio malato e prigioniero nella giungla profonda
il vecchio sbiadito vestito color zafferano che indossi
si bagna di lacrime senza fine!

1963

.

.

SONO RIMASTO IN SILENZIO

Sono rimasto in silenzio quando il nemico mi torturava:
con il ferro e l’acciaio, l’anima debole in agonia —
le storie degli eroi sono per i bambini che ci credono.
Io sono rimasto in silenzio perché mi dicevo:
c’è qualcuno che è entrato nella giungla e che è stato assalito dalla bestia feroce
così stupido da aprire la bocca e chiedere pietà?

1974

.

.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
Le mie poesie, sebbene abbiano forma di fiori, / esplodono con una forza che ne vale diecimila
.
NGUYỄN CHI THIỆN, Fiori dall’inferno




Nguyễn Chí Thiện (27 febbraio 1939 - 2 ottobre 2012) è stato un dissidente , attivista e poeta del Vietnam del Nord che ha trascorso un totale di ventisette anni come prigioniero politico dei regimi comunisti sia del Vietnam del Nord che del Vietnam post-1975. Durante questa prigionia, le sue poesie arrivarono in Occidente e furono tradotte in inglese. 


5 commenti:

  1. ..mamma mia...come lascia traccie dolorose.:(

    ...interessante lettura..interessante scrittura.

    ciaoo Vania

    RispondiElimina
  2. .."Il vecchio sbiadito vestito color zafferano che indossi si bagna di lacrime senza fine." Bellissimo e intenso passaggio. Poesie di profondo impatto che lasciano un segno doloroso.
    Ciao Stefyp.

    RispondiElimina
  3. il dolore della guerra e della dittatura - di ogni colore. La sofferenza imposta a chi la pensa diversamente...

    RispondiElimina
  4. il fatto è che adesso i poeti sono sconosciuti ai media, che preferiscono narrare le "gesta" di veline, sportivi e sciacquette

    RispondiElimina