Nguyễn Chí Thiện, poeta vietnamita, è morto a Santa Ana, in California, il 2 ottobre. Era nato ad Hanoi nel 1939 e fu l’intellettuale di punta della dissidenza anticomunista ai tempi del Vietnam del Nord: la sua dura e integra opposizione gli costò 27 anni trascorsi tra carcere e campi di rieducazione tra il 1961 e il 1988 prima di espatriare in Francia e negli Stati Uniti. Nel 1979, durante un breve periodo di libertà, riuscì a consegnare 400 manoscritti all’ambasciata britannica, gesto che gli costò un nuovo lunghissimo periodo di carcere. Gli anni di detenzione gli valsero il riconoscimento di Amnesty International nel 1986 e di Human Rights Watch nel 1995. Il suo capolavoro è la raccolta Fiori dall’inferno, che contiene le poesie mandate a memoria nelle prigioni e nei lager vietnamiti e poi scritte su carta quando veniva inviato ai campi di lavoro. La sua è una poesia di testimonianza: come egli stesso affermò in alcuni versi del 1975: “Non c’è niente di bello nella mia poesia, / è come una rapina in strada, un’oppressione, la tosse sanguinolenta della tubercolosi / Non c’è niente di nobile nella mia poesia / è come la morte, il sudore, le canne dei fucili / La mia poesia è fatta di immagini orribili / come il Partito, l’Unione della Gioventù, i nostri capi, il Comitato Centrale / La mia poesia difetta di immaginazione / ma è vera come la prigione, la fame, la sofferenza / La mia poesia è per la gente comune / perché la leggano e vedano attraverso i cuori neri dei rossi demoni”.
/font>FOTOGRAFIA © JEAN LIBBY
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da FIORI DALL’INFERNO
NOTTE NELLA GIUNGLA
Notte nella giungla – continua a piovere, i tetti gocciolano,
Tremando di freddo ci abbracciamo le ginocchia, commerciamo sguardi.
Il punto azzurro di fuoco di una lampada a olio.
Il secchio per l’urina, quello per gli escrementi.
Il letto pieno di insetti che mordono.
Il Capodanno di un prigioniero, nel 1961.
1961
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MIA MADRE
Mia madre negli anniversari o nei giorni di festa
suole congiungere le mani e pregare a lungo.
Il suo vestito color zafferano è un po’ sbiadito
ma vorrei vederla tirarlo fuori per l’occasione.
La mia vita è piena di sofferenza e d’ingiustizia
mia madre deve sempre pregare per me
un figlio che ha visto così tante detenzioni
facendo scorrere rivoli di lacrime sulle guance della mamma.
Seduto accanto a lei mi trovo così piccolo
vicino a questo suo grande grande amore materno.
Madre, ho solo un desiderio
ed è di non stare mai lontano da te!
Così, ogni volta che siedi in preghiera
per tuo figlio malato e prigioniero nella giungla profonda
il vecchio sbiadito vestito color zafferano che indossi
si bagna di lacrime senza fine!
1963
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SONO RIMASTO IN SILENZIO
Sono rimasto in silenzio quando il nemico mi torturava:
con il ferro e l’acciaio, l’anima debole in agonia —
le storie degli eroi sono per i bambini che ci credono.
Io sono rimasto in silenzio perché mi dicevo:
c’è qualcuno che è entrato nella giungla e che è stato assalito dalla bestia feroce
così stupido da aprire la bocca e chiedere pietà?
1974
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LA FRASE DEL GIORNO
Le mie poesie, sebbene abbiano forma di fiori, / esplodono con una forza che ne vale diecimila.
NGUYỄN CHI THIỆN, Fiori dall’inferno
..mamma mia...come lascia traccie dolorose.:(
RispondiElimina...interessante lettura..interessante scrittura.
ciaoo Vania
.."Il vecchio sbiadito vestito color zafferano che indossi si bagna di lacrime senza fine." Bellissimo e intenso passaggio. Poesie di profondo impatto che lasciano un segno doloroso.
RispondiEliminaCiao Stefyp.
il dolore della guerra e della dittatura - di ogni colore. La sofferenza imposta a chi la pensa diversamente...
RispondiEliminaNon lo conoscevo, mi ha colpito...
RispondiEliminail fatto è che adesso i poeti sono sconosciuti ai media, che preferiscono narrare le "gesta" di veline, sportivi e sciacquette
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