SERGIO SOLMI
GIARDINO
L'iridato
getto che il vento obliqua e sfrangia, vela
per un istante il paesaggio
lo appanna come una memoria.
Poi di colpo s'imprimono
nella stillante acqua il fico, il nespolo
del Giappone, arde il chiaro
deliquio delle rose. A sommo
del muro gli archi del loggiato, le
persiane verdi e nere
s'inseguono, più su la fuga ilare
dei meli scende a picco, scendono
monti e ombre di monti.
Bellezza un poco cruda, non mia forse,
e troppo mia,
come una spada lampeggiante un giorno
mi feristi nel sonno adolescente,
dentro t'ebbi a non farmi più dormire.
(da Fine di stagione, 1933)
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Un giardino, un getto di fontana che scroscia e quasi avvolge la vecchia villa, gli alberi e i fiori con una foschia che cancella il tempo e fa risorgere un’antica memoria. Al ricordo del poeta, Sergio Solmi, appare come uno spettro l’immagine della ragazza che in quei giorni lontani della sua adolescenza gli prese il cuore: meravigliosa l’analogia della spada sfolgorante della bellezza capace di ferire e di entrare nei sogni e nei pensieri per sempre.
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THOMAS KINKADE, “GARDEN”
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LA FRASE DEL GIORNO
La ragazza che nel mezzo della vita mi sveglia e mi dice “ricordati”.
OCTAVIO PAZ, Giorni feriali
Sergio Solmi (Rieti, 16 dicembre 1899 – Milano, 7 ottobre 1981), scrittore, poeta, critico letterario e saggista italiano. È stato poeta tanto originale quanto radicato nella tradizione italiana nonché felice traduttore. Come critico, si occupò di letteratura francese (Alain, Montaigne, Rimbaud), di paraletteratura e di Giacomo Leopardi.
..."ferita di guerra"....raccontata/circondata da un bellissimo contesto.
RispondiEliminaciaooo Vania
bella l'immagine della "ferita di guerra": tutti ne abbiamo
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